Allarme siccità, alcune regioni italiane chiedono al Governo lo stato di calamità a causa della carenza di acqua.
A causa dell’allarme siccità alcune regioni stanno chiedendo lo stato di calamità. Il fiume Po è in secca, una situazione simile non si verificava da settanta anni. Il caldo record di quest’anno, insieme alla mancanza di precipitazioni, contribuiscono ad aggravare la situazione.
Le regioni chiedono lo stato di calamità, ed il Governo, in attesa che si dichiari lo stato di emergenza, ha in programma di stanziare dei ristori alle aziende agricole che rischiano di perdere i raccolti. L’Autorità di bacino del Po ha annunciato l’allarme rosso. La situazione di secca del Po è veramente critica. Il Governo in questi giorni si sta mobilitando per trovare una soluzione. A Palazzo Chigi si è tenuta una discussione sulla questione tra i tecnici dei ministeri.
Il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, ha annunciato che verranno preso dei provvedimenti a livello politico. Il ministro delle Politiche Agricole spiega che “La situazione è delicata“. Anche la Conferenza delle Regioni affronterà nei prossimi giorni la questione in due riunioni. Una di queste avverà che con il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, durante la quale farà delle proposte.
La dichiarazione dello stato d’emergenza
Innanzitutto chiederà la dichiarazione dello stato d’emergenza, che molto probabilmente verrà accettata dal Governo. Per quanto riguarda le Regioni arriverà anche la richiesta della messa a disposizione dei fondi del Pnrr con lo scopo di realizzare nuovi invasi.
A causa della siccità, si potrebbe intervenire con le autobotti. Attualmente è il Piemonte ad essere nella situazione più critica. L’allerta riguarda 145 Comuni. Quelli maggiormente colpiti sono nel Novarese e nell’Ossolano. Inoltre, il livello del lago Maggiore è sceso di un metro negli ultimi 3 giorni.
In questa situazione il Piemonte ha chiesto aiuto alla Val d’Aosta, ma si trova anch’essa in una situazione critica. Il problema della siccità inizia a verificarsi anche nella Bergamasca e nell’Appennino parmense. La protezione civile ha fatto una ricognizione sui potabilizzatori di Acque Venete e Romagna Acque che servono le utenze di circa 7-800mila persone.