Allenatore si finge ragazza per adescare i suoi allievi: l’orribile violenza

Allenatore si finge ragazza per adescare i suoi allievi: l’orribile violenza

Un fatto sconcertante emerge dalla Valpolcevera: allenatore si fingeva una ragazza per adescare le sue giovani vittime.

In un caso che ha turbato la comunità sportiva di Valpolcevera, nel ponente genovese, un allenatore di calcio giovanile di 25 anni è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale.

L’uomo si nascondeva dietro la falsa identità una giovane ragazza. L’obiettivo era farsi mandare immagini e video hard dei giovani giocatori di calcio. Questo episodio mette in luce i pericoli celati dietro l’uso improprio dei social media e solleva importanti questioni sulla sicurezza dei giovani atleti nel mondo dello sport.

L’adescamento dell’allenatore sui social network

La vicenda, riportata da Repubblica.it, nasconde diversi dettagli terrificanti. L’allenatore, sfruttando l’anonimato garantito da Internet, creava profili fasulli sui social network per impersonare una ragazza.

Attraverso questi profili sui social network, entrava in contatto con i giovani giocatori. L’uomo avviava conversazioni in chat private, principalmente su Telegram.

Non si fermava alle chat. Queste interazioni, infatti, sfociavano poi nella richiesta di foto e video a sfondo sessuale. Le vittime, almeno dieci ragazzi minorenni, che si allenavano sotto la sua guida, venivano ingannati. Quest’ultimi credevano di comunicare con una coetanea e non con il loro stesso allenatore.

La reazione delle autorità e delle famiglie

Il caso è emerso grazie alla prontezza di alcuni genitori che, notando comportamenti strani nei propri figli e scoprendo i materiali inappropriati sui loro dispositivi, hanno allertato le forze dell’ordine.

L’indagine, condotta con rapidità, ha portato all’arresto domiciliare del giovane tecnico, il quale ha successivamente ammesso le sue colpe durante l’interrogatorio di convalida.

Questo episodio ha scatenato una forte reazione non solo tra le famiglie dei giovani coinvolti ma anche nell’intera comunità sportiva e oltre, sottolineando l’importanza di una vigilanza attiva sui canali di comunicazione digitale usati dai minori.