Amanda Knox condanna shock: i retroscena sconvolgenti della sentenza

Amanda Knox condanna shock: i retroscena sconvolgenti della sentenza

Omicidio di Meredith Kercher, Amanda Knox condannata per calunnia: ecco tutte le ragioni dietro questa sentenza.

Dopo l’assoluzione definitiva dall’accusa di omicidio, Amanda Knox ha dovuto affrontare una condanna per calunnia.

Le motivazioni della Corte d’assise d’appello di Firenze, riportate da Fanpage.it, rivelano dettagli cruciali sulla vicenda.

Meredith Kercher

Il memoriale di Amanda Knox contro Patrick Lumumba

Amanda Knox, arrestata in relazione all’omicidio di Meredith Kercher, ha scritto un memoriale il 6 novembre 2007, pochi giorni dopo il delitto.

In questo documento, la giovane americana accusò Patrick Lumumba di essere coinvolto nel crimine. La Corte d’assise d’appello di Firenze, che ha condannato Knox per calunnia, ha descritto il memoriale come un “atto d’accusa“.

Lumumba fu, infatti, incarcerato per 14 giorni prima che le indagini rivelassero la sua totale estraneità al delitto, portando alla sua scarcerazione su richiesta del pubblico ministero.

Secondo la sentenza della Corte, il memoriale è stato redatto “spontaneamente e liberamente“, un fatto che la stessa imputata ha confermato.

Knox non solo scrisse il nome di Lumumba, ma lo menzionò ripetutamente come colpevole, pur essendo consapevole della sua innocenza.

Questo comportamento, per la Corte, era dettato dal desiderio di liberarsi da una situazione particolarmente difficile, cercando di far ricadere la colpa su un innocente per chiudere le indagini.

L’urlo di Meredith Kercher

Uno degli aspetti più toccanti della sentenza è la menzione all’urlo straziante di Meredith Kercher, riportato nel memoriale di Knox.

Secondo la Corte, quell’urlo “è un fatto realmente accaduto“, una circostanza che conferma la presenza di Knox nell’abitazione al momento del delitto.

La donna, infatti, descrisse come quell’urlo la costrinse a rannicchiarsi in cucina, tentando di non sentirlo.

I giudici hanno evidenziato come Knox fosse “perfettamente consapevole” che Lumumba non era presente nella casa al momento dell’omicidio.

Questa consapevolezza, unita al silenzio mantenuto da Knox anche nei giorni successivi alla stesura del memoriale, è stata vista come un’aggravante.

Secondo la sentenza, il comportamento della giovane americana “segnava una netta divaricazione” da quello che sarebbe stato un atteggiamento di collaborazione con le autorità, dimostrando un chiaro intento di deviare le indagini.

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