Ambrogio Fogar, l’esploratore e navigatore italiano

Il 24 agosto 2005 moriva a Milano Ambrogio Fogar. Eccezionale navigatore e esploratore, era paralizzato dal 1992, in seguito a un grave incidente durante la Pechino-Parigi.

Era il 24 agosto 2005 quando, nella sua Milano, si spegneva Ambrogio Fogar, a causa di un arresto cardiaco.

La passione per l’avventura

Ambrogio Fogar era nato nel capoluogo meneghino il 13 agosto 1941. Fin da giovanissimo coltiva la passione per l’avventura. A soli diciotto anni attraversa le Alpi con gli sci per ben due volte. Successivamente si dedica al volo: al suo 56° lancio con il paracadute subisce un grave incidente, ma si salva con grande fortuna. La paura e lo spavento non lo fermano e arriva ad ottenere il brevetto di pilota per piccoli aerei acrobatici.

La navigazione

Nasce poi un grande amore per il mare. Nel 1972 attraversa in solitario l’Atlantico del Nord per buona parte senza l’uso del timone. Nel gennaio 1973 partecipa alla regata Città del Capo – Rio de Janeiro.
Dal 1º novembre 1973 al 7 dicembre 1974, per un totale di 402 giorni, esegue la circumnavigazione del globo in solitaria da est verso ovest, cioè in direzione opposta rispetto alle correnti, con uno sloop, un tipo di barca a vela, chiamato “Surprise”.

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La “Surprise”

E’ il 1978 quando “Surprise”, la sua barca, nel tentativo di circumnavigare l’Antartide viene affondata da un’orca e naufraga al largo delle isole Falkland. Comincia la deriva su una zattera che durerà 74 giorni con l’amico giornalista Mauro Mancini. Mentre Fogar verrà tratto in salvo per coincidenze fortuite, l’amico perderà la vita.

L’incidente del 1992

E’ il 12 settembre 1992 quando durante il raid Parigi-Mosca-Pechino la macchina su cui viaggia si capovolge e Ambrogio Fogar si ritrova con la seconda vertebra cervicale spezzata e il midollo spinale tranciato. L’incidente gli provoca un’immobilità assoluta e permanente, che ha come grave danno conseguente l’impossibilità di respirare autonomamente. Nell’estate del 1997 compie un giro d’Italia in barca a vela su di una sedia a rotelle basculante. Battezzato “Operazione Speranza”, nei porti dove si ferma, il giro promuove una campagna di sensibilizzazione nei confronti delle persone disabili, destinate a vivere su una carrozzella.