Analisi dei rischi cyber: metodologie e strumenti per le aziende
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Direttore: Alessandro Plateroti

Analisi dei rischi cyber: metodologie e strumenti per le aziende

Gestione dei rischi cyber

Gestione dei rischi cyber in azienda: le metodologie e gli strumenti da considerare per proteggersi dagli attacchi esterni.

Nel panorama aziendale attuale, l’identificazione e la gestione dei rischi cyber rivestono un ruolo fondamentale per assicurare la resilienza e la prosperità delle organizzazioni. La capacità di anticipare e neutralizzare le potenziali minacce è imprescindibile al fine di garantire la continuità operativa.

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Individuazione e gestione dei rischi cyber in azienda

Affrontare i rischi con saggezza e preparazione è fondamentale, sia nel contesto digitale che in quello tradizionale. La definizione di una strategia di analisi del rischio ben strutturata rappresenta un tassello chiave nella costruzione di un’impresa solida e sicura.

Le sfide – sul piano progettuale – sono inevitabili e si manifestano sotto molteplici forme: economiche, finanziarie, operative, di sicurezza e relative alla cyber sicurezza.

Patch di sicurezza
Patch di sicurezza

Ogni progetto porta con sé il seme del cambiamento, che si traduce nella creazione o nella modifica di processi e strutture esistenti. Riconoscere le diverse forme di rischio è il primo passo per evitare conseguenze negative che possono andare ad intaccare risorse economiche, nonché il morale aziendale.

Strategie di controllo

La disciplina del project management offre preziosi strumenti per fronteggiare e gestire i rischi. Identificarli, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, permette di pianificare interventi mirati a ridurre i loro impatti.

La consapevolezza e la conoscenza approfondita dei rischi, in particolare in ambiti delicati come la cybersecurity e la tutela della privacy, sono indispensabili per implementare misure di prevenzione che funzionano.

Analisi del rischio: approccio strategico per la gestione aziendale

Il concetto di rischio si riferisce alla possibilità che un’azione o evento possano far scaturire risultati negativi, quali danni, perdite o esiti non desiderati. Questa nozione implica l’analisi di due componenti fondamentali: la probabilità di occorrenza di un evento e la gravità delle sue conseguenze.

I rischi si caratterizzano per la presenza di tre elementi distinti: una causa scatenante, l’evento rischioso stesso e l’effetto o impatto che ne consegue. Comprendere e valutare questi aspetti permette di adottare decisioni tempestive e mirate, orientando l’esito verso gli obiettivi prefissati.

I rischi si dividono in categorie identificabili e inaspettate: i primi possono essere anticipati e gestiti proattivamente, i secondi richiedono un approccio reattivo, data la loro natura imprevedibile.

Quadro normativo e metodologico

Tra gli standard di riferimento ci sono l’ISO 31000:2009 per la gestione dei rischi e l’ISO/IEC 27001:2013 per la sicurezza delle informazioni.

Questi standard, insieme al COSO ERM e al framework COBIT, forniscono linee guida per l’integrazione delle pratiche di gestione del rischio con gli obiettivi aziendali. Il NIST Framework del 2014, inoltre, offre un modello per il miglioramento della sicurezza informatica nelle infrastrutture critiche.

Sicurezza cibernetica
Sicurezza cibernetica

Un’efficace gestione del rischio presuppone un’organizzazione culturalmente orientata alla prevenzione e al controllo dei rischi. Ciò implica una chiara definizione di aspettative in termini di propensione al rischio (risk appetite), tolleranza al rischio (risk tolerance) e soglia di rischio (risk threshold).

Approccio e responsabilità nei confronti dei rischi cyber

L’applicazione del Ciclo di Deming (PLAN-DO-CHECK-ACT) consente di identificare, quantificare, valutare e controllare i rischi in modo ciclico e continuo. Di fronte ai rischi, le organizzazioni hanno diverse opzioni: evitarli, mitigarli, trasferirli o accettarli.

La ripartizione delle responsabilità nel controllo dei rischi è alla base di una buona gestione. Il modello delle “Tre Linee di Difesa” prevede una suddivisione dei compiti tra coloro che operano direttamente nelle attività di business, nella gestione dei rischi e tra chi ha il compito di supervisionare il sistema complessivo.

Ottimizzare la gestione dei rischi cyber nei progetti

La gestione dei rischi in ambito progettuale è un’attività che richiede dedizione, precisione e una metodologia accurata in modo da non trascurare alcun aspetto critico.

Essa richiede – inoltre – una notevole esperienza, dato che non ammette improvvisazioni e deve essere implementata in tutte le fasi del ciclo di vita del progetto.

Diverse metodologie e framework, quali il Project Management Institute (PMI), PRINCE2 e l’approccio Agile, offrono linee guida su come affrontare la gestione del rischio nei progetti. Secondo il PMBOK v.5, i passaggi chiave sono i seguenti:

  • Pianificazione della gestione dei rischi: definisce come saranno gestiti i rischi per il progetto in questione;
  • Identificazione dei rischi: riconosce i rischi potenziali che possono influenzare il progetto, documentandone le caratteristiche essenziali;
  • Analisi qualitativa dei rischi: assegna priorità ai rischi identificati per facilitare ulteriori analisi approfondite;
  • Analisi quantitativa dei rischi: valuta l’impatto dei rischi sul progetto attraverso una quantificazione numerica degli effetti potenziali;
  • Pianificazione delle risposte ai rischi per elaborare strategie di intervento in risposta ai rischi, con l’obiettivo di controllarne l’impatto.

Nel modello PRINCE2, si sottolinea – inoltre – l’importanza del processo di comunicazione dei rischi, che si svolge parallelamente agli altri processi per assicurare che tutte le parti interessate siano continuamente aggiornate sullo stato dei rischi.

Valutazione avanzata dei rischi cyber

Nel contesto della valutazione dei rischi legati alla cybersecurity, l’obiettivo primario è salvaguardare i principi fondamentali della sicurezza delle informazioni: riservatezza, integrità e disponibilità (RID) dei dati.

È importante che le informazioni siano protette in ogni fase del loro ciclo di vita all’interno dell’azienda.

Un’analisi iniziale approfondita è il punto di partenza per identificare le tipologie di informazioni e associarle agli asset aziendali a rischio, valutando contemporaneamente il livello di esposizione iniziale al rischio. Determinato il grado di protezione desiderato, è cruciale definire, per ciascun livello di rischio, le azioni di mitigazione, trasferimento del rischio o di accettazione dello stesso.

Le decisioni adottate devono essere costantemente allineate alla politica di gestione dei rischi stabilita, per assicurare coerenza tra le operazioni tattiche e la strategia complessiva.

Una volta mappati gli asset e le informazioni da proteggere, si procede con l’analisi dell’impatto aziendale (Business Impact Analysis – BIA).

Lo scopo della BIA è quantificare le conseguenze della perdita di RID sui dati, calcolando le perdite potenziali e stabilendo i criteri per il “Recovery Time Objective” (RTO) e il “Recovery Point Objective” (RPO), che definiscono rispettivamente i tempi e i volumi dei dati necessari per il ripristino delle operazioni in situazioni ordinarie o di emergenza estrema, come nel caso del Disaster Recovery.

È, altresì, fondamentale identificare il modello di minaccia pertinente, analizzando vulnerabilità e minacce che potrebbero compromettere la RID dei dati.

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ultimo aggiornamento: 15 Marzo 2024 14:38

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