“Architettura criminale”, Emanuela Orlandi: rapita da qualcuno “di cui si fidava”

“Architettura criminale”, Emanuela Orlandi: rapita da qualcuno “di cui si fidava”

A sei mesi dall’avvio delle audizioni sui casi Orlandi e Gregori, Roberto Morassut spiega i progressi della commissione d’inchiesta.

Sono trascorsi poco più di sei mesi dall’inizio delle audizioni della commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, avvenute rispettivamente nel maggio e giugno del 1983. Durante un’intervista a Fanpage.it, il vicepresidente della commissione, Roberto Morassut (PD), ha fornito un aggiornamento sul lavoro svolto e sulle prospettive future.

Sei mesi di indagini sui casi di Emanuela Orlandi e Gregori

“Attualmente siamo nella fase di ascolto”, spiega Morassut. “Questa fase si sta rivelando interessante e proficua, facendo emergere aspetti nuovi che speriamo possano diradare le molte nebbie attorno ai due casi”.

Nonostante alcune voci su una possibile interruzione anticipata dei lavori, il presidente della commissione, De Priamo, ha confermato che il mandato proseguirà fino alla scadenza della legislatura. 

Secondo Morassut, il lavoro richiederà tempo per analizzare la mole significativa di documenti e audizioni raccolti: “Gli elementi più significativi vengono e verranno trasmessi alla Magistratura italiana e vaticana, che stanno già riprendendo le indagini”.

Tra i punti cruciali emersi, c’è l’esistenza di un dossier sul caso Orlandi presso il Vaticano, come confermato dal promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi

Morassut sottolinea: “Che vi fosse un fascicolo in Vaticano era noto. Forse ve ne sono più di uno. Ciò che contengono sarà reso pubblico al momento opportuno, secondo quanto dichiarato dalla Procura vaticana”.

La commissione sta cercando di ottenere l’accesso a questi documenti, pur agendo con cautela nel rispetto della sovranità giudiziaria vaticana. 

Morassut aggiunge che la collaborazione con le personalità vaticane è stata, finora, significativa, come dimostrato dalle audizioni di figure rilevanti come il comandante della gendarmeria vaticana Domenico Giani e padre Miserachs.

Una “architettura criminale” dietro le scomparse?

Morassut descrive il contesto in cui si inseriscono le scomparse come un'”architettura criminale” che potrebbe spiegare non solo i casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ma anche altri eventi simili.

“Parliamo di una rete fatta di adescatori professionali, distributori e utilizzatori finali. Questa struttura criminale, radicata a Roma, si nutre di denaro e, a volte, di sesso”.

Tuttavia, il vicepresidente precisa che non si tratta di risolvere un “giallo” ma di ricostruire un pezzo della storia italiana, individuando i legami con il potere e le dinamiche sociali dell’epoca.

Il lavoro della commissione procede parallelamente sui casi Orlandi e Gregori, trattandoli come vicende separate. 

Secondo Morassut, non sembra esserci una regia unica dietro le due scomparse: “Le ragazze sono sparite a distanza di poco più di un mese l’una dall’altra, ma il contesto sembra diverso. Mirella Gregori potrebbe essere stata vittima di un intreccio ‘più semplice e a chilometro zero’, come suggerito dall’avvocato Nicodemo e dalla sorella Antonietta Gregori”.

Nonostante ciò, entrambe le scomparse potrebbero rientrare in una macchina criminale più ampia, capace di sfruttare situazioni territoriali differenti. 

Morassut conclude che le ragazze, legate alle rispettive famiglie e attente nelle loro frequentazioni, devono essere state ingannate da qualcuno di cui si fidavano.