Yara Gambirasio, il Gip di Venezia ha deciso sulla pm Letizia Ruggeri: la svolta clamorosa

Yara Gambirasio, il Gip di Venezia ha deciso sulla pm Letizia Ruggeri: la svolta clamorosa

Il Gip di Venezia ha preso una decisione nei confronti della pm Letizia Ruggeri. Ecco le ultime novità.

La posizione della pm Letizia Ruggeri, coinvolta nel caso di Yara Gambirasio, è stata archiviata dal Gip di Venezia. Questa decisione segue la denuncia presentata da Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio della giovane avvenuto nel 2010, riguardante la gestione di alcuni reperti processuali.

Caso Yara Gambirasio: archiviazione della posizione della pm

Come riporta Fanpage.it, Gip di Venezia ha archiviato il procedimento che riguardava la pm Letizia Ruggeri, accusata di frode processuale nel contesto del caso di Yara Gambirasio. Questa situazione è emersa a seguito della denuncia presentata da Massimo Bossetti, il quale ha contestato la gestione di 54 provette contenenti campioni di DNA prelevati sugli abiti della vittima.

Bossetti, condannato all’ergastolo, sosteneva che questi reperti fossero stati distrutti deliberatamente per impedire ulteriori analisi. Il Gip Alberto Scaramuzza, nella sua decisione di archiviazione, ha chiarito che Ruggeri non aveva “nascosto” i campioni, ma era convinta che gli esiti delle indagini preliminari non richiedessero ulteriori accertamenti: “L’esito raggiunto dagli accertamenti tecnici durante le indagini preliminari sulla base del dna nucleare non potesse essere messo in discussione da ulteriori analisi sul Dna mitocondriale”.

La Difesa della pm

Secondo quanto riportato nel provvedimento di archiviazione, Letizia Ruggeri ha sempre sostenuto che i campioni di DNA erano stati ampiamente utilizzati nelle indagini e che il loro spostamento dall’ospedale San Raffaele all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo non fosse significativo, dato che il DNA di Bossetti era stato completamente consumato.

Tuttavia, i legali di Bossetti, guidati da Claudio Salvagni, hanno continuato a contestare questa posizione, suggerendo che l’eventuale distruzione dei reperti avrebbe potuto riaprire il processo. La questione rimane complessa, dal momento che coinvolge sia il diritto alla difesa di Bossetti sia la credibilità delle indagini svolte: “L’ipotesi che abbiamo formulato noi, come denuncianti, è che questi reperti siano stati distrutti dolosamente, quindi volendoli distruggere, per evitare che noi li potessimo analizzare. Se così fosse, è ovvio che questo potrebbe essere uno strumento per riaprire il processo principale, quello nei confronti di Massimo Bossetti”.