Arrestato il poliziotto che ha ucciso un 27enne mentre festeggiava la sconfitta dell’Iran ai mondiali di calcio in Qatar.
In Iran continuano senza sosta le proteste contro il regime, insorte in seguito all’uccisione della giovane Mahsa Amini, la ragazza iraniana uccisa dalla polizia religiosa per aver postato una foto sui social mentre indossava male il velo.
Le proteste a seguito della morte di Mahsa Amini
Dalla morte di Mahsa Amini sono seguiti tantissimi arresti e uccisioni ai danni dei manifestanti che si sono riuniti nelle strade del Paese per esprimere il proprio dissenso nei confronti del regime islamico. Anche tantissime persone famose sono state arrestate per aver manifestato o anche solo per aver postato delle foto in segno di protesta contro il regime.
I festeggiamenti dopo la sconfitta ai mondiali
Nel frattempo, l’Iran ha subito una sconfitta contro gli Stati Uniti che gli è costata l’eliminazione ai mondiali di calcio. Tantissimi cittadini, in seguito alla partita, sono scesi per le strade a festeggiare l’eliminazione del Paese. La reazione della polizia religiosa è stata brutalmente repressiva.
Durante i festeggiamenti per la sconfitta ai mondiali il 27enne Mehran Samak è stato ucciso da un proiettile che lo ha raggiunto alla testa il 29 novembre. In relazione all’omicidio dell’uomo è stato arrestato il capo delle forze di polizia di Anzali.
Secondo quanto appreso, il giovane si trovava in strada per festeggiare la sconfitta della squadra della Repubblica Islamica contro gli Usa ai Mondiali di Qatar. In questa situazione di scompiglio su Change.org,si è diffusa una petizione tramite cui al regime viene richiesto di liberare Fahimeh Karimi.
Si tratta di una allenatrice di pallavolo, madre di tre bambini piccoli, arrestata a Pakdasht. Sarebbe accusata di aver sferrato dei calci a un paramilitare durante una delle manifestazioni per la morte di Mahsa Amini.
La petizione: “La pena che le è stata inflitta è umanamente, moralmente e giuridicamente inaccettabile. Oltre tutto non c’è evidenza di nessun regolare processo a suo carico. E dunque, in attesa della sua scarcerazione, deve esserle assicurato un contatto costante con la sua famiglia e con un avvocato da lei scelto liberamente. Il rispetto dei diritti umani appare in questo momento gravemente violato dalla Repubblica islamica dell’Iran. Italia e Unione europea non possono voltarsi dall’altra parte. Ma devono esercitare continue e crescenti pressioni per garantire la salvezza e l’incolumità delle migliaia di arrestati nelle proteste di piazza”.