L’arte come campo di battaglia geopolitica
Vai al contenuto

Direttore: Alessandro Plateroti

L’arte come campo di battaglia geopolitica

palco di un teatro con tende rosse

L’annullamento del concerto di Valery Gergiev riapre il dibattito su come arte e politica si intrecciano nel contesto geopolitico attuale.

Il recente annullamento del concerto del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev riaccende il dibattito sul rapporto tra arte e politica. La scelta di bloccare la sua esibizione, prevista per il 27 luglio, sembra più frutto di pressioni ideologiche che di reali ragioni artistiche. Gergiev, vicino a Vladimir Putin, è da tempo nel mirino dell’Occidente nonostante non abbia mai apertamente sostenuto l’invasione dell’Ucraina.

Il rischio è quello di trasformare ogni palco in un tribunale ideologico, dove l’artista viene giudicato per le sue relazioni politiche anziché per la sua opera. È un precedente pericoloso.

In un contesto globale dove la coerenza diplomatica è spesso assente – basti pensare ai rapporti con altri Stati autoritari – l’arte dovrebbe restare uno spazio libero. O almeno uno spazio dove a parlare siano le note, non le bandiere.

Leggi anche
West Nile virus, Pregliasco: “Può arrivare a interessare il sistema nervoso centrale”

Riproduzione riservata © 2025 - NM

ultimo aggiornamento: 22 Luglio 2025 11:49

West Nile virus, Pregliasco: “Può arrivare a interessare il sistema nervoso centrale”

nl pixel