Molti assassini tendono a smuovere dubbi attraverso dichiarazioni di innocenza per sovvertire l’opinione e le sentenze, senza successo fortunatamente.
Nel nostro paese, tutti gli assassini sono innocenti, soprattutto dopo condanna definitiva. Questa è la critica del giornalista Gianluigi Nuzzi su La Stampa. Secondo Nuzzi, gli assassini sono bravi a rifarsi il trucco e a stare al passo con i tempi affidandosi alla “pancia del paese”.
Dopo averle tentate tutte, dopo ogni ricorso e respinta di istanza si affidano all’opinione pubblica attraverso i media cercando di cavarsela con il beneficio del dubbio. Il riferimento è all’assassino Alberto Stasi che torna a parlare dopo sette anni dall’arresto per omicidio.
Stasi si è rivoltato contro biologi e Rise chi l’ha incarcerato per aver ucciso la sua fidanzata Chiara. Ma lui è convinto della sua innocenza. “La mia coscienza è leggera. Non ho nulla da rimproverarmi.” dichiara. Ma non è l’unico. Sono molti, scrive Nuzzi, gli assassini che gridano al complotto e all’errore. Secondo il giornalista, la maggior parte lo fa per tenersi legato almeno i parenti dopo aver perso la libertà e tutta la dignità.
Le dichiarazioni di innocenza non cambiano le sentenze
Gli assassini che si comportano in questo modo sono molti, dai figli di Roberta Ragusa all’assassino di Yara Gambirasio. Ma per fortuna, ricorda Nuzzi, non sono questi sconvolgimenti emotivi a cambiare le sentenze. Per fortuna ci sono le scienze forensi che negli ultimi anni si sono evolute sempre più permettendo di mandare in carcere chi senza questi strumenti l’avrebbe fatta franca.
Nonostante questi assassini possano dire la loro e cercare di smuovere le coscienze altrui dell’opinione pubblica per diritto di espressione e di parola, questo non basta per cambiare le sentenze e mandarli fuori dal carcere. La scienza delle prove è incontrovertibile perché per sovvertire le sentenze di un processo ci vuole ben altro, sottolinea Nuzzi.