Assegno di Inclusione: un ostacolo per i poveri? Ecco perché

Assegno di Inclusione: un ostacolo per i poveri? Ecco perché

Il Governo valuta modifiche per ampliare i beneficiari dell’Assegno di Inclusione di fronte all’elevato numero di domande respinte.

Con l’introduzione dell’Assegno di Inclusione (Adi) nel 2024, molte famiglie hanno trovato ostacoli nell’accesso ai benefici. Quasi il 30% delle domande è stato rifiutato, un dato allarmante che ha spinto il Governo a considerare importanti modifiche per rendere l’Adi più inclusivo.

Inps

Assegno di Inclusione: un bilancio preoccupante

L’Adi, pensato come evoluzione del Rdc, si è rivelato meno accessibile del previsto. La stretta sui requisiti anagrafici ed economici, sebbene intesa a ottimizzare la distribuzione delle risorse, ha di fatto escluso un numero significativo di famiglie bisognose. Secondo gli ultimi dati forniti dall’INPS, al 25 gennaio, su 651.665 domande presentate, il 28% è stato respinto.

La motivazione è principalmente per il superamento delle soglie di ISEE e reddito familiare. La Banca d’Italia evidenzia come le modifiche normative abbiano ridotto drasticamente la platea dei potenziali beneficiari. Da da 2,1 milioni con il Rdc a 1,2 milioni con l’Adi.

Verso una revisione dei criteri di accesso all’Adi

Il ministro del Lavoro, Calderone, pur non riconoscendosi nei numeri forniti dalla Banca d’Italia, ha annunciato l’intenzione di rivedere i criteri di accesso all’Adi. Le possibili modifiche, attualmente all’esame del Comitato scientifico per la valutazione delle misure di contrasto alla povertà, puntano a rendere l’assegno più accessibile.

Una delle criticità maggiori riguarda il moltiplicatore utilizzato per determinare il requisito reddituale in base ai componenti della famiglia. Questo è ritenuto troppo penalizzante. Inoltre, l’esclusione della quota affitto dai calcoli è un altro aspetto che limitato l’accesso al sussidio per molte famiglie.

In questo scenario di difficoltà e incertezze, il governo Meloni sembra orientato a un’apertura, considerando anche l’estensione dei benefici ad categorie vulnerabili come gli orfani di femminicidio. La speranza è che le modifiche previste possano correggere le storture del sistema, offrendo un supporto più equo e accessibile alle famiglie in condizione di povertà. Con il tasso di famiglie italiane in povertà assoluta salito dal 4 al 7,5% tra il 2008 e il 2021, è chiaro che l’esigenza di un intervento efficace è più pressante che mai.