La sentenza dei giudici di Torino ha lasciato molti interdetti.
Un uomo era stato condannato in primo grado con l’accusa di stupro poi assolto in appello perché la donna lo aveva spinto ad osare, secondo i giudici. L’assoluzione della Corte d’Appello di Torino è stata molto discussa per le sue motivazioni. La corte ha assolto un uomo condannato a due anni e tre mesi di carcere per stupro di una conoscente per fatti avvenuti nel 2019. Ma la sentenza dei giudici della corte d’appello lo assolvono.
I giudici hanno motivato la sentenza giustificando l’aggressore sulla base di alcuni comportamenti della vittima. Nella sentenza si legge che non si possono escludere i comportamenti della ragazza e che «la giovane abbia dato speranze» e segnali che abbiano spinto l’imputato «a osare», anche perché «era alterata per un uso smodato di alcol». Secondo i giudici, il fatto che la cerniera dei pantaloni della ragazza fosse rotta non prova niente perché poteva essere avvenuto «sull’esaltazione del momento» e perché «di modesta qualità».
La sentenza colpevolizza la vittima e non l’aggressore dello stupro
La Procura ha fatto ricorso in Cassazione perché «la corte dimostra di non applicare i principi giurisprudenziali in tema di consenso all’atto sessuale». E che «non risulta provata la mancanza di dissenso da parte delle persona offesa, anzi risulta evidente la sussistenza di un dissenso manifesto». La Procura sostiene che la vittima abbia manifestato il suo dissenso sia a parole che a gesti e nessun comportamento avrebbe indotto l’uomo ad interpretarlo come un consenso.
I due erano conoscenti da oltre cinque anni all’epoca dei fatti. Tra di loro c’era stato qualcosa ma la ragazza aveva chiarito di non volere andare oltre e di non provare gli stessi sentimenti espressi dall’uomo. Secondo la ricostruzione, lo stupro sarebbe avvenuto in un bagno di un locale dove lui l’aveva accompagnata per tenerle la borsa. Anche a questo si sono appellati i giudici. La porta era stata lasciata socchiusa e secondo la sentenza sarebbe stato un invito ad entrare da parte della vittima.