AstraZeneca, le linee guida aggiornate dell’Oms: “Una relazione causale tra il prodotto e i casi di trombosi è considerata plausibile”.
L’Oms ha aggiornato le sue linee guida su AstraZeneca dopo i casi di trombosi che l’Ema ritiene possano essere legati alla somministrazione del vaccino.
AstraZeneca, le linee guida aggiornate dell’Oms
Anche gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ritengono plausibile un nesso causale tra i casi di trombosi e la somministrazione del vaccino.
“Una relazione causale tra il prodotto e la Tts è considerata plausibile, sebbene il meccanismo biologico di questa sindrome sia ancora in fase di studio”.
L’Oms pone l’accento sui casi segnalati fuori dall’Europa. Nei paesi non europei sono stati registrati pochissimi eventi avversi di questo tipo nonostante si faccia largo uso del vaccino. Su questo aspetto, evidenziano gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è necessario un approfondimento.
I dati sul rischio stimato
Per quanto riguarda il numero di casi, nel Regno Unito, in base ai dati disponibili al 31 marzo 2021, il rischio è di 4 casi su un milione, quindi 1 caso su 250.000. In Europa il rischio stimato si attesta ad 1 caso su 100.000. Si tratta di effetti collaterali rarissimi.
I casi di trombosi dopo la somministrazione della seconda dose di AstraZeneca
Come l’Ema, l’Oms ribadisce che al momento non ci sono evidenze sui rischi di trombosi dopo la somministrazione della seconda dose del vaccino. Ma mancano soprattutto i numeri. In proporzione, solo poche persone hanno ricevuto due dosi di AstraZeneca. Ad ogni modo l’indicazione è quella di non somministrare la seconda dose del vaccino anglo-svedese a persone che hanno avuto problemi di coagulazione dopo la somministrazione della prima dose.
Benefici superiori ai rischi
I benefici del vaccino restano superiori ai rischi e il rapporto è considerevolmente superiore nei soggetti più anziani, dove gli eventi avversi restano inferiore all’atteso. Si tratta inoltre di soggetti che rischiano maggiormente una evoluzione grave della malattia in caso di infezione. Anche l’Oms comunque non ha individuato fattori specifici di rischio.