L’ultima audizione di Mario Draghi al Parlamento UE. Il governatore uscente della BCE: “La crescita dell’Eurozona rallenta più del previsto”.
BRUXELLES (BELGIO) – L’audizione di Mario Draghi al Parlamento UE. Nella sua ultima uscita da presidente della BCE a Bruxelles l’economista italiano ha lanciato un nuovo allarme per l’Eurozona: “Il rallentamento – ha precisato – è superiore a quanto avessimo previsto in precedenza. Questo è dovuto alla debolezza del commercio internazionale in un ambiente di persistenti incertezze legate alle politiche protezionistiche ai fattori geopolitici“.
“Tra i Paesi più colpiti – ha sottolineato il governatore della BCE – quelli che hanno un settore manifatturiero relativamente grande perché sono i più vulnerabili a qualsiasi svolta del ciclo economico“.
Mario Draghi taglia il PIL dell’Eurozona
Nel suo discorso Mario Draghi ha tagliato anche il PIL dell’Eurozona: “Si prevede una crescita dell’1,1% nel 2019, in calo di 0,6 punti percentuali rispetto alle proiezioni di dicembre 2018 e dell’1,2% nel 2020, in calo di 0,5 punti percentuali rispetto alle previsioni precedenti. Questo è dovuto principalmente alla debolezza del commercio internazionale in un ambiente di persistenti incertezze legate alle politiche protezionistiche e ai fattori geopolitici“.
Per uscire da questa crisi Draghi chiede una “strategia economica coerente che completi l’efficacia della politica monetaria e per questo abbiamo richiesto un maggiore contributo alle politiche fiscali“.
Mario Draghi: “I governi con spazio nei bilanci dovrebbero agire con tempestività”
Mario Draghi ha approfittato di questa audizione per mandare un chiaro messaggio anche ai leader politici: “I governi con spazio nei bilanci, che affrontano un rallentano, dovrebbero agire con tempestività, e allo stesso tempo quelli con alti debiti dovrebbero perseguire politiche prudenti e rispettare gli obiettivi“.
Nel finale del suo intervento il governatore della BCE è entrato anche nei dettagli di quanto fatto durante la sua permanenza a Francoforte. Da novembre inizia l’era Lagarde con l’obiettivo di dare continuità al passato.
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