Rezza: “Normalità tra 7-15 mesi con 240mila vaccinazioni al giorno”

Rezza: “Normalità tra 7-15 mesi con 240mila vaccinazioni al giorno”

Rezza in audizione al Senato: “Normalità tra 7-15 mesi con 240mila vaccinazioni al giorno e misure di contenimento”.

ROMA – In audizione in Senato il direttore del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, ha fatto il punto sulla pandemia: “Abbiamo di recente messo a punto con l’Iss e la Fondazione Bruno Kessler un modello matematico per capire quando potremo tornare ad una pseudo-normalità. Se assumiamo che il vaccino protegga dall’infezione e che l’iniezione protegga almeno due anni, riusciremo a tornare alla normalità in 7-15 mesi vaccinando 240.000 persone al giorno e mantenendo misure di contenimento“.

Rezza: “Presto un nuovo aggiornamento del piano vaccinale”

Nell’audizione il professor Rezza si è soffermato anche sui vaccini: “Presto arriveranno dei nuovi aggiornamenti sul piano vaccinale […] – ha assicurato, riportato da Il Messaggeroora abbiamo più vaccini a disposizione, dobbiamo riformulare le raccomandazione ad interim e lo stiamo facendo“.

Non può esserci un piano perfetto – ha aggiunto – ma in questo momento serve un’accelerazione fortissima della campagna vaccinale“.

Coronavirus

Rezza: “Contenere le varianti”

Il professor Rezza ha parlato anche di varianti: “In questo momento dobbiamo contenere le mutazioni più pericolose e mitigare l’andamento dell’epidemia è fondamentale per proteggere la campagna di vaccinazione. Non possiamo distrarre nel rincorrere il virus le forze impegnate a vaccinare. Se facciamo uno sforzo adesso, con questa strategia tra pochi mesi avremo un effetto positivo […]“.

I vaccini disponibili – ha concluso – stanno aumentando. Ne abbiamo ora tre, ad aprile molto probabilmente avremo il quarto e ne arriveranno altri in pochi mesi. Nel secondo trimestre le dosi saranno molte di più di quello del primo trimestre, e vedranno l’estensione sia del numero di vaccinatori e di persone che possono essere vaccinare […]“.

Parole che rischiano di far tornare il Paese in depressione e, soprattutto, potrebbero portare i cittadini a non accettare ulteriori misure restrittive per fermare l’avanzata dell’epidemia.