Il ddl sull’autonomia differenziata arriva oggi in Cdm: ecco gli effetti economici della riforma voluta dalla Lega.
Oggi in Consiglio dei ministri approda il disegno di legge di Calderoli sull’autonomia differenziata. Le opposizioni continuano a fare muro dicendo che si tratta di una riforma destinata a «spaccare il Paese», che rischia di diventare un «boomerang per il Nord» e aumentare il divario tra nord e sud. Mentre il governo la promuove dicendo che punta a «tagliare gli sprechi» e valorizzare i territori. La riforma è fortemente voluta dalla Lega che ne ha fatto una storica battaglia e ora è una vittoria che arriva in Cdm, ma non è scontata l’approvazione.
Già ieri la maggioranza ha provveduto ad apportare dei ritocchi alla bozza del ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli. Oggi nel Cdm convocato alle 16 dovrebbe esserci l’approvazione preliminare. A 20 giorni dalle elezioni regionali Lombardia, la Lega potrebbe festeggiare questo risultato essendo una delle tre regioni per ottenere funzioni statali.
I dieci articoli del ddl puntano a semplificare le procedure ed evitare intoppi della burocrazia dei procedimenti per una distribuzione delle competenze che meglio si conformi ai principi di sussidiarietà e differenziazione. L’attribuzione delle funzioni è subordinata alla determinazione dei Lep, i livelli essenziali di prestazioni.
Rischio di aumentare il divario tra Nord e Sud
Non tutti sono favorevoli e molti sono scettici anche nel mondo dell’impresa. C’è chi è fiducioso che l’autonomia dare più competenze alle regioni possa agevolare lo sviluppo dei territori mentre altri temono un maggiore divario in un’Italia che già procede a due velocità tra Nord e Sud dove è sempre più lasciato indietro il Mezzogiorno. Il presidente di Confindustria Bonomi ha detto che questo non deve essere un tema di divisione del Paese perché già abbiamo problemi urgenti da affrontare.
La prima a voler evitare che si creino « territori e servizi di serie A e B» è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma i dubbi restano da parte di molti. Secondo il ddl le risorse per l’esercizio di ulteriori forme di autonomia saranno determinate da una Commissione paritetica Stato-Regione.
Secondo l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno (Svimez) la riforma dell’autonomia differenziata rischia di aumentare definitivamente il divario tra nord e sud. Nel 2023 con la riforma il Pil del Sud si contrarrebbe dello -0,4% mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022.
Quali materie riguarderà la riforma
Tema di discussione restano i lep, i livelli di prestazione minima di ogni regione mentre ancora non sono state specificate le materie oggetto dell’autonomia differenziate che saranno definite tra lo Stato e le singole regioni. Ad esempio, il Veneto e la Lombardia hanno chiesto di poter decidere su tutte le 23 materie previste dall’articolo 117 del titolo V della Costituzione. Ovvero dalla tutela dell’ambiente, rifiuti e bonifiche e rapporti internazionali e con la Ue a tutela della salute, istruzione, infrastrutture, porti e aeroporti, produzione, trasporto, distribuzione energia, gestione del demanio regionale e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. L’Emilia Romagna, invece, ha chiesto maggiore autonomia su 15 materie.