Gli scienziati avvertono: il virus H5N1 si sta adattando ai mammiferi e potrebbe causare una pandemia. I dettagli.
L’influenza aviaria H5N1 non è una novità nel panorama sanitario globale, ma potrebbe scaturire una nuova pandemia. Da anni questo virus colpisce gli uccelli, con sporadici passaggi all’uomo. Tuttavia, gli esperti ora lanciano un segnale d’allarme: il virus sta cambiando e sta iniziando a infettare mammiferi, tra cui mucche e gatti.

L’aviaria e il rischio di una nuova pandemia
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato 88 casi umani dal 2024, la maggior parte dei quali con sintomi lievi. Tuttavia, il timore è che il virus possa acquisire la capacità di trasmettersi facilmente tra le persone, come accaduto con il Covid-19. Secondo un gruppo di scienziati che ha pubblicato un’analisi sulla rivista Science, la situazione richiede azioni immediate.
«Il virus ha attraversato specie e si è adattato a ospiti mammiferi, tra cui bovini da latte, causando un’esposizione diffusa e sporadiche infezioni nell’uomo», avvertono gli esperti. «Sebbene la maggior parte dei casi sia stata lieve, questo virus dell’influenza aviaria può causare gravi malattie e dato il potenziale di diffusione dell’H5N1 è necessaria un’azione urgente per affrontare i gap nella preparazione».
La diffusione nei gatti: un segnale preoccupante
Uno degli aspetti più inquietanti dell’attuale diffusione del virus è il contagio nei gatti. Questi animali, a stretto contatto con gli esseri umani, possono contrarre l’H5N1 ingerendo uccelli infetti, cibo contaminato o latte vaccino.
In Italia sono stati riscontrati due casi nel bolognese, come riportato da La Stampa. Negli Stati Uniti, il Dipartimento della Salute del New Jersey ha confermato un focolaio felino di influenza aviaria, con sei casi registrati in pochi giorni. Il The Guardian ha inoltre segnalato il ritiro dal mercato di cibo per gatti contaminato da parte di due aziende.
Gli scienziati sottolineano l’urgenza di una risposta immediata, a partire dalla ricerca sui vaccini. «Ad oggi, infatti, la rapida disponibilità di un vaccino influenzale è fortemente limitata dalle tecnologie attualmente approvate, come i vaccini a base di proteine», spiegano gli autori della lettera. «Migliorare la nostra prontezza ora può salvare vite e ridurre le interruzioni sociali ed economiche se l’H5N1 o un altro focolaio diventassero una pandemia».
Se il virus continuasse a mutare e adattarsi ai mammiferi, il rischio di un salto di specie verso l’uomo aumenterebbe esponenzialmente. La lezione del Covid-19 è chiara: aspettare troppo a lungo potrebbe costare caro.