Aviaria, morta una bambina di 11 anni in Cambogia

Aviaria, morta una bambina di 11 anni in Cambogia

Il 16 febbraio aveva contratto il virus dell’aviaria: dopo alcuni giorni la bambina è deceduta nell’ospedale in cui era ricoverata.

Nuovo caso di aviaria in Cambogia: una bambina di soli 11 anni è deceduta a causa dell’infezione. Secondo quanto appreso, la bambina si è ammalata il 16 febbraio. Tra i sintomi riscontrati tosse, febbre e mal di gola. Dopo qualche giorno di sofferenza la bambina è deceduta nella struttura ospedaliera dove si trovava ricoverata. 

Si tratta della prima vittima di aviaria in Cambogia dopo diversi anni di ‘calma’. La notizia è giunta attraverso un avviso delle autorità sanitare. In questo senso, l’Organizzazione mondiale della Sanità ha richiesto che venga effettuata una “maggiore vigilanza”. 

Nonostante il caso, l’Oms ha evitato allarmismi, ricordando che la trasmissione del virus dell’aviaria dagli uccelli ai mammiferi risulta essere piuttosto basso. Stando a quanto riferito dal dipartimento di controllo delle malattie trasmissibili della Cambogia, la bimba è deceduta dopo qualche giorno dall’infezione. I sintomi sembravano quelli di una comune influenza. 

I casi in Europa e Italia

Presso la struttura ospedaliera sono stati condotti alcuni test nella bambina, i quali hanno dimostrato che fosse “positiva all’H5N1”, ovvero il virus dell’influenza aviaria. Verso il mese di ottobre erano emersi alcuni casi di aviaria anche in Europa.  Tra il 2021 e il 2022 i casi registrati hanno raggiunto il picco più alto della storia. A rendere nota la notizia l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).

Nella fattispecie, le infezioni sono state quasi 2.500. Ammontano invece a ben 47,5 milioni i volatili abbattuti negli allevamenti, a cui si sommano oltre 3.500 casi negli uccelli selvatici, dalla Norvegia al Portogallo.

“Stando i casi rilevati nel pollame e nei volatili selvatici fino a settembre è chiaro che l’attuale epidemia è tuttora in corso. Con l’inizio della migrazione autunnale e l’aumento del numero di volatili selvatici che svernano in Europa è probabile che un maggior numero di essi risulti a rischio di infezione da HPAI“. Ciò “a causa della persistenza del virus in Europa”. Lo ha dichiarato Guilhem de Seze, il responsabile del dipartimento EFSA incaricato di valutare le condizioni di rischio.