Azov nega la resa: “Siamo ancora qui”

Azov nega la resa: “Siamo ancora qui”

Ieri il vicecomandante del battaglione Azov ha diffuso un video in cui nega la resa a Mariupol.

Nel video diffuso ieri in serata, il vicecomandante e portavoce del reggimento Azov, Sviatoslav Kalina Palamar, ha annunciato che il battaglione si trova ancora nello stabilimento dell’acciaieria a Mariupol negando così la resa ai russi e destando molta curiosità a livello internazionale.

Oggi è l’85esimo giorno di guerra. Io e il mio comando siamo sul territorio dello stabilimento Azovstal. È in corso un’operazione, i cui dettagli non annuncerò. Grazie al mondo, grazie all’Ucraina. Ci vediamo”. Così il vicecomandante Kalina ha annunciato in soli 19 secondi sui canali Telegram e dall’Ukrainska Pravda.

Questo messaggio nega la resa di Mariupol ai russi e la completa evacuazione degli ucraini dall’acciaieria. Il messaggio conferma anche le fonti russe che parlavano di un gruppo di militari che resisteva ancora all’interno dello stabilimento. Secondo il ministero della difesa russa sono 1.730 i soldati ucraini che si sono arresi uscendo dall’acciaieria Azovstal mentre i militari del battaglione Azov continuano a resistere nel loro fortino.

soldato ucraino con fucile assalto

Il battaglione resiste ancora

I soldati che sono stati evacuati dovrebbero essere riportati in patria dai territori russi. “Le misure per evacuare i soldati ucraini da Mariupol continuano – ha detto il brigadiere generale Oleksii Gromov, capo del dipartimento operativo dello Stato maggiore di Kiev. Sappiamo che il nostro nemico è insidioso, ma crediamo che la parola data verrà mantenuta”.

La guerra non è finita, la guerra su vasta scala è appena cominciata. Dovrete diventare comandanti e assumere il controllo o scappare e poi soffrire perdite ancora più grandi – ha scritto su Instagram il maggiore Bohdan Krotevych, capo dello staff del reggimento Azov dall’interno dello stabilimento. “La Russia, come gli Usa, è abituata a combattere contro Paesi molto più deboli, e ogni problema veniva risolto con massicci bombardamenti d’artiglieria o raid aerei. Noi siamo più deboli nel potenziale militare, ma la fiducia in sé del nemico è la nostra carta vincente”.