Mentre i quattro bambini sono in ospedale, i famigliari saranno ascoltati dall’agenzia colombiana per la protezione dell’infanzia.
Dopo oltre 40 giorni trascorsi nella foresta della Colombia, sono stati ritrovati i quattro bambini sopravvissuti all’incidente aereo del 1° maggio. I fratellini, di età compresa fra gli 11 mesi ed i 13 anni, sono in ospedale per le cure di accertamento, dove resteranno ancora per qualche giorno. Adesso non resta che capire chi dovrà prendersi cura di loro.
L’incidente del 1° maggio
In quell’incidente aereo erano morte tre persone: due piloti ed la madre dei bambini. I quattro fratelli, di 13, 9, 4 e 1 anno, sono riusciti a sopravvivere da soli in mezzo alla giungla di Caquetá per oltre 40 giorni, nutrendosi solo di frutta e ortaggi.
Subito dopo l’incidente, i soccorritori infatti trovarono solo i cadaveri degli adulti, mentre quelli dei bambini non erano presenti. Trovati però alcuni oggetti, segno che i piccoli erano ancora vivi. Durante le indagini, fu ritrovata anche una capanna di foglie, probabilmente costruita dal più grande dei fratelli per ripararsi.
Il padre dei bambini, accusato di maltrattamenti
I nonni materni hanno chiesto un assistente sociale per i quattro fratelli. Il nonno Narciso Mucutuy avrebbe accusato il padre dei bambini, Manuel Ranoque, di maltrattamenti domestici nei confronti della madre, Magdalena Mucuty.
Secondo quanto dichiarato ai giornalisti, pare che i bambini si rifugiavano nella foresta quando scoppiavano le liti in casa. Ranoque non ha smentito l’esistenza di problemi a casa, e alla domanda se avesse mai aggredito la moglie, ha risposto: “Verbalmente, a volte sì. Fisicamente, molto poco. Avevamo prevalentemente scontri verbali”.
Astrid Cáceres, direttrice dell’Istituto colombiano per il benessere della famiglia, ha dichiarato che al momento la cosa più importante è la salute dei quattro sopravvissuti. E “non si tratta solo di una questione fisica, ma anche emotiva, di un percorso di accompagnamento emotivo“, ha chiarito. Al padre dei bambini non è stato consentito di vedere i due figli più grandi, di cui non è il padre biologico.