Un bambino di 7 anni è stato trovato in fin di vita, denutrito e rinchiuso in un armadio. Arrestata una coppia per torture fisiche e mentali.
Il 15 luglio, la polizia di Russellville, Arkansas, è intervenuta in un caso che ha immediatamente suscitato orrore e indignazione. Un bambino di 7 anni, ridotto a 28 libbre (circa 12,7 kg), è stato trasportato d’urgenza al Children’s Hospital di Little Rock in condizioni critiche. I medici hanno parlato di un quadro di malnutrizione estrema e prolungata, tale da rappresentare una “quasi fatalità”.
Un caso scioccante che scuote l’Arkansas
Le indagini hanno portato alla scoperta di un contesto domestico disumano. All’interno dell’abitazione di Christopher e Katelyn Freeman, genitori del bambino, gli agenti hanno trovato una scena raccapricciante: un armadio trasformato in una cella, dove il piccolo veniva spesso rinchiuso e legato con delle corde. La stanza mostrava urina, feci e segni di deterioramento compatibili con un uso abituale. A rendere la situazione ancor più paradossale, la presenza in casa di abbondanti scorte alimentari e diverse migliaia di dollari in contanti.
Torture fisiche e psicologiche: le ammissioni dei genitori
Secondo quanto riportato dalla polizia, altri due bambini vivevano nell’abitazione. Uno di loro, di appena 5 anni, ha riferito che anche lui veniva talvolta legato come punizione. La coppia ha ammesso di aver rinchiuso e legato il figlio maggiore e di non aver cercato aiuto medico per “timore di ripercussioni e vergogna”.
Le autorità parlano chiaramente di tortura fisica e mentale, confermata dalla gravità delle condizioni del piccolo. I Freeman sono stati arrestati per battery di primo grado e per messa in pericolo del minore. Attualmente si trovano detenuti nel Pope County Detention Center.
Il capo della polizia, David Ewing, ha elogiato l’operato degli agenti: “Anche se i dettagli sono orribili, sono orgoglioso della professionalità del nostro team”. Come scritto da truecrimenews.com
Il bambino rimane ricoverato in ospedale in condizioni critiche, mentre i fratellini sono stati affidati ai servizi sociali. Questo caso evidenzia ancora una volta l’urgenza di interventi tempestivi nei contesti familiari a rischio, per proteggere chi non può difendersi.
