A novembre resta invariato il debito pubblico

A novembre resta invariato il debito pubblico

Finanza pubblica, Bankitalia: a novembre resta stabile il debito pubblico. Ignazio Visco: “Effetti della pandemia potrebbero essere più rischiosi sulle piccole banche”.

Bankitalia, nella pubblicazione Finanza pubblica, evidenzia come nel mese di novembre il debito pubblico sia rimasto invariato dopo che ad ottobre aveva fatto registrare un livello record. Quindi la buona notizia è che la situazione non si è aggravata ulteriormente. La cattiva notizia è che l’Italia continua a navigare in acque non propriamente sicure. Il tutto mentre continua a tenere banco l’incertezza legata all’emergenza coronavirus. E il tutto mentre l’Italia si appresta ad affrontare la prova più difficile degli ultimi anni: investire nel migliore dei modi i soldi del Recovery plan. In caso contrario, la situazione potrebbe farsi veramente complicata.

Bankitalia, a novembre resta stabile il debito pubblico

Stando ai dati riportati nella pubblicazione Finanza pubblica di Bankitalia, a novembre il debito pubblico italiano non ha fatto registrare variazioni di rilievo rispetto al mese precedente. La cattiva notizia, come anticipato, è che proprio ad ottobre debito era arrivato a quota 2.586,971 miliardi, facendo così segnare un record non propriamente positivo. Ad ottobre si registra un lievissimo calo (2.586,5 miliardi) ma possiamo dire che sostanzialmente la situazione è rimasta invariata.

Di seguito il report pubblicato sul sito della Banca d’Italia. Si tratta di un documento di 38 pagine nel quale viene fatto il punto dettagliato della situazione economica italiana almeno per quanto riguarda il debito pubblico.

Bankitalia

Visco, “Effetti della pandemia più rischiosi sulle piccole banche”

Il Governatore della banca d’Italia Ignazio Visco, come riportato dall’ANSA, ha fatto il punto sulla tenuta del sistema bancario facendo sapere che gli effetti della pandemia potrebbero risultare più rischiosi per i piccoli istituti bancari, quindi per le piccole banche. Alla lunga si rischia un effetto a catena che potrebbe arrivare ad interessare anche Istituti di rilievo.