Parlando del suo ultimo film, Barbareschi commenta l’iniziativa di Amleta sulle denunce delle attrici per molestie sessuali.
Durante un’intervista a La Repubblica, l’attore e regista Luca Barbareschi ha dichiarato: “Le attrici che denunciano molestie cercano pubblicità”. La dichiarazione ha lasciato spazio a un’ondata di polemiche in difesa delle donne dello spettacolo a cui il quotidiano aveva dato spazio sulle sue pagine.
Rispondendo alle domande di La Repubblica sul set del suo ultimo film “The penitent”, di cui è protagonista oltre che regista, Barbareschi commenta in modo aspro l’iniziativa di Amleta, l’associazione che contrasta la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo raccogliendo le denunce delle attrici.
L’attacco alle attrici
“Sul vostro giornale c’è stata una serie a puntate di molestate finte, alcune di queste attrici le ho avute a teatro”, dice il regista, a cui la giornalista chiede se si riferisse anche alle attrici di Amleta. “A me viene da ridere, perché alcune di queste non sono state molestate, o sono state approcciate malamente ma in maniera blanda, non cose brutte. Alcune di queste andrebbero denunciate per come si sono presentate, sedendo a gambe larghe”, continua criticando invece l’atteggiamento delle attrici.
Per quanto riguarda l’iniziativa di Amleta poi. Barbareschi considera giusta la decisione, ma “poi è diventato qualcosa di modaiolo. L’attrice che si fa pubblicità, la cosa va avanti per dieci puntate, poi finisce ma non si risolve il problema”.
Barbareschi: “Sono stato molestato”
Dopo il suo duro commento sui casi di molestie “amplificati”, Luca Barbareschi confessa di aver subito molestie quando era bambino, quasi per rendere chiaro quali siano le vere violenze. “Mi hanno abusato dagli otto agli undici anni i preti gesuiti a Milano”, afferma, aggiungendo anche di essere stato omosessuale.
Poi, parlando del film in lavorazione, il regista parla del finto moralismo che distrugge l’America. “Quella che io sognavo – i miei figli hanno la green card – non c’è più: si sono incastrati in qualcosa in cui non usciranno facilmente. Nei prossimi anni succederà anche in Europa. I miei figli cresciuti nelle università americane non hanno più senso dell’umorismo. Se dico ‘Guarda che mignottone’ rispondono ‘No, papà, è una ragazza che soffre'”, chiosa.