Nuovi dettagli e misteri relativamente al Bayesian affondato la notte del 19 agosto al largo di Porticello. Spuntano le carte segrete in cassaforte.
Ormai è passato oltre un mese dalla tragedia che ha coinvolto il Bayesian, il veliero naufragato e affondato al largo di Porticello, nelle coste di Palermo, il 19 agosto scorso. Gli inquirenti si stanno convincendo che l’imbarcazione sia finita in fondo al mare per una tragica catena di errori ma allo stesso tempo esistono ancora alcune ombre come quella legata alle carte segrete di Lynch, il proprietario, che sarebbero ancora nella cassaforte a 50 metri di profondità…
Bayesian, il mistero delle carte segrete di Lynch
Come riportato anche dal Corriere della Sera, il caso del naufragio del Bayesian continua a destare particolare interesse e molti dubbi. Alcuni di essi sarebbero legati alle carte segrete del suo proprietario, anche lui morto nella tragedia, Lynch. Questa documentazione sarebbe nella cassaforte a 50 metri di profondità.
Da quanto si apprende dal Corriere, nella cassaforte sarebbero custoditi hard disk con dati sensibili d’interesse per governi stranieri come quelli di Russia e Cina. Ad averli messi lì sarebbe stato proprio lo stesso Lynch, fondatore dell’azienda di cybersicurezza Darktrace che collaborava con l’intelligence di diversi paesi occidentali. Nei due hard disk crittografati ci potrebbe essere materiale altamente riservato: informazioni classificate, tra cui codici di accesso e dati sensibili. In questo senso, la marina militare, che coordinerà il recupero dello yacht, è stata spinta a rafforzare la sorveglianza dello specchio d’acqua in cui il veliero è affondato.
Le parole del costruttore del veliero
Sul caso del naufragio del veliero e il suo successivo affondamento, era intervenuto in precedenza anche Giovanni Costantino, ad di Italian Sea Group che ha rilevato il gruppo Perini, il costruttore del mezzo. “Dall’analisi dei terribili 16 minuti di quella notte riteniamo che l’acqua sia entrata dal portellone” di poppa aveva detto l’uomo parlando a ‘Cinque Minuti’ su Rai 1. E ancora: “Riteniamo che le attività tipiche di un equipaggio a tutela delle persone e della nave non sono state compiute. Si sarebbe dovuta preparare la nave chiudendo, blindando la stessa. Era inaffondabile. Se in quella nave non fosse entrata acqua, non avrebbe avuto alcun tipo di problema”.