La follia di Christine Lagarde: “conduce un treno veloce che si chiama recessione”.
Niente, la Lagarde non ascolta nessuno. Va avanti come un treno e quel treno non ci porta in nessun luogo esotico ma dritto dritto in un bel campo deserto che si chiama recessione. Quando dico Christine Lagarde dico Bce e poco importa se nell’ultima riunione la decisione anziché a larga unanimità è stata presa dopo un acceso dibattito tra falchi e colombe.
Alla fine decimo rialzo consecutivo dall’estate dello scorso anno è un costo del denaro, 4,5 punti percentuale, che è il livello più alto nella storia dell’euro. La motivazione di questa scelta, nonostante le critiche piovute a luglio un po’ da tutte le parti, è che l’inflazione nell’Eurozona è ancora troppo alta e che per arrivare al 2 per cento fissato come punto ideale di arrivo, servirà ancora un lungo tempo con i tassi di interesse costantemente alti.
Insomma cari italiani che avete fatto un mutuo variabili, cari italiani che state per comprare una casa o avete fatto un debito, un finanziamento, siete nei guai.
Cari imprenditori che avete fatto un investimento per la vostra azienda, siete nei guai. Alla Lagarde, nel ruolo fattuale e simbolico di Presidente, contesto due cose. La politica monetaria non può essere perseguire un obiettivo formale ideale e poi ignorare le varie economie reali dei paesi membri.
Secondo, l’inflazione che i signori della Banca centrale europea non hanno visto arrivare, non si combatte solo con la rigidità monetaria.
Così per ottenere uno scopo in se’ giusto, sconfiggere l’inflazione e tutti i guai collaterali che comporta, si crea un nuovo mostro che è appunto la recessione. Cioè lo spegnimento artificiale, e non legata alle leggi del libero mercato o alle politiche dei vari governi, dell’economia .
E la politica appunto che fa?
Spieghiamo bene al nostro pubblico che i tecnocrati europei hanno avuto larga autonomia proprio da parte del Potere politico e proprio per risolvere i problemi che stiano affrontando. Come andrà a finire? A seconda di chi vincerà le prossime elezioni europee, la governance istituzionale potrebbe cambiare e quell’autonomia essere rivista o ridotta. In Italia si chiedono tutti i giorni, troppo, le dimissioni di chiunque non sia d’accordo con noi.
Però se la Lagarde si dimettesse se le conseguenze delle sue scelte, sue e del suo board, fossero gravi per qualità della nostra vita e delle nostre tasche, non sarebbe male. Anzi, vorrebbe dire che il fantasma dell’Europa, come nei migliori film del paranormale, ha battuto un colpo.