Federconsumatori lancia l’allarme sui beni di prima necessità: in dieci anni i costi di pasta, olio e altri generi alimentari sono aumentati vertiginosamente.
L’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità non accenna a fermarsi. Secondo un’analisi condotta da Federconsumatori, nell’ultimo decennio i costi di alcuni prodotti fondamentali sono cresciuti a dismisura, contribuendo all’aumento delle disuguaglianze economiche e all’impoverimento delle famiglie italiane. “Tra i banchi del mercato o tra gli scaffali dei supermercati e dei negozi specializzati, la crescita dei prezzi è una costante a cui, da diversi anni a questa parte, non si sfugge”, sottolinea l’associazione.

I rincari sui beni di prima necessità: un fenomeno inarrestabile
L’analisi di Federconsumatori ha individuato una top 10 dei beni che hanno subito i rincari più significativi tra il 2014 e il 2024.
In testa troviamo due pilastri della dieta mediterranea:
- Pasta: +84% (da 1,55 euro/kg a 2,85 euro/kg)
- Olio: +81% (da 6,64 euro a 11,99 euro)
- Fette biscottate: +64% (da 1,70 euro a 2,79 euro)
- Riso: +52% (da 2,79 euro/kg a 4,25 euro/kg)
- Farina: +51% (da 0,96 euro/kg a 1,45 euro/kg)
- Tonno in scatola: +50% (da 13,50 euro a 20,30 euro)
- Passata di pomodoro: +50% (da 1,33 euro a 1,99 euro)
- Zucchero: +39% (da 1,29 euro/kg a 1,79 euro/kg)
- Pane: +33% (da 3,30 euro/kg a 4,38 euro/kg)
- Caffè al bar: +20% (da 0,98 euro a 1,18 euro)
A rendere ancora più gravoso il peso degli aumenti è il fenomeno della shrinkflation, ovvero la riduzione delle quantità nei prodotti confezionati senza una parallela diminuzione del prezzo.
Le strategie dei consumatori per contrastare i rincari
Di fronte a questi aumenti, le famiglie italiane stanno adottando diverse strategie per contenere le spese.
Secondo Federconsumatori, si registra:
- Una riduzione del consumo di carne e pesce (-16,9%), con un maggiore orientamento verso tagli meno pregiati e più economici.
- Un aumento della ricerca di offerte e sconti, con il 49% dei cittadini che acquista prodotti in prossimità della scadenza.
- Una crescita degli acquisti nei discount (+11,9%), a discapito della spesa nei supermercati tradizionali.
Prezzi in calo: le poche eccezioni
Nonostante il quadro complessivo preoccupante, alcuni prodotti hanno registrato una riduzione dei prezzi rispetto al 2014. Tra questi troviamo cereali da colazione, biscotti senza lattosio e pane in cassetta, anche se si tratta di casi isolati.
Secondo le stime Istat, a ottobre 2024 l’inflazione è tornata a crescere, segnando un aumento dello 0,9% su base annua. Questo rialzo, seppur moderato, rappresenta un’inversione rispetto ai mesi precedenti e pesa in modo significativo sulle spese delle famiglie, traducendosi in un aumento medio di 256 euro annui per il carrello della spesa.
Cosa cambia per i beni di consumo
L’aumento dell’inflazione ha avuto effetti differenziati sui vari prodotti:
- Beni alimentari: aumento del 2,0% per quelli lavorati e del 3,3% per quelli non lavorati.
- Beni energetici non regolamentati: rallentamento della discesa dei prezzi (da -11,0% a -10,2%).
- Servizi relativi ai trasporti: crescita dei prezzi dal 2,4% al 2,8%.
Al contrario, si segnala una riduzione del ritmo di crescita per i Beni energetici regolamentati (da +10,4% a +2,0%) e per i Servizi ricreativi e culturali (da +4,0% a +3,6%).
Chi vive da solo spende di più
Un altro dato rilevante riguarda la spesa media per alimentari e bevande. Secondo lo studio, chi vive da solo spende circa 337 euro al mese, il 53% in più rispetto ai 220 euro mensili di una persona che fa parte di un nucleo familiare di tre individui.
Tra le cause di questa disparità troviamo:
- L’assenza di formati adatti ai single, che spesso si trovano costretti ad acquistare quantità superiori al necessario.
- L’aumento degli sprechi alimentari dovuti a confezioni non adatte al consumo individuale.
- La tendenza ad acquistare piatti pronti, più costosi rispetto agli ingredienti base, specialmente tra i giovani con poco tempo a disposizione.