Fausto Bertinotti, fondatore di Rifondazione Comunista e dell’Ulivo di Prodi, è intervenuto per parlare dello stato attuale della sinistra.
Fausto Bertinotti, fondatore di Rifondazione Comunista e dell’Ulivo di Prodi, è una figura politica ritirata da 15 anni. Oggi si dedica alla sua fondazione, “Cercare Ancora“, e alla rivista bimestrale “Alternative per il socialismo“, oltre a varie presentazioni e conferenze. L’ex politico è stato intervistato oggi sulle pagine di Libero in una discussione sullo stato attuale della sinistra italiana, di Elly Schlein e, in particolare, delle possibilità del Partito Democratico di diventare una forza importante.
“Io da tre anni ho la leucemia, la patologia che aveva Berlusconi – commenta Bertinotti sullo stato di salute della sinistra – ma i medici mi dicono di trovarmi un altro male per morire, perché così posso andare avanti qualche decennio. La sinistra invece, in Europa ma soprattutto in Italia, è morta da un pezzo. È stato un suicidio. Si è costruita una prigione, ha sacrificato la propria ideologia e la propria capacità di proporsi come forza alternativa al mito della governabilità, o meglio della sua necessità assoluta di gestire il potere. Questo ha prodotto la corrosione dell’impianto politico e culturale, non solo del Pd ma di tutto lo schieramento, l’incapacità di leggere le trasformazioni della società e il conseguente distacco dell’elettorato“.
La sinistra nel 2023
“La vera sinistra nelle istituzioni non esiste più – si esprime ancora Bertinotti -. Il Pd non è una sinistra moderata, erede del centrosinistra prodiano, di fatto liberista capace di indicare una strada in politica. Ha cambiato la propria natura. Quanto alla sinistra radicale, è diventata ininfluente. Elly Schlein? Non voglio essere ingeneroso ma si attribuisce, o le attribuiscono, un compito che non può svolgere“.
“Lei ha vinto perché ha risposto all’esigenza dell’elettorato di sinistra di bocciare drasticamente la classe dirigente del Pd – spiega Bertinotti sulla figura della Schlein – e perché rappresenta l’effervescenza delle domande che porta avanti il mondo dello spettacolo, della cultura, delle élite illuminate. La Schlein è un leader d’importazione, una testimonial del mondo liberal americano, non a caso ha il passaporto statunitense, ma non è in grado di guidare una mobilitazione sui temi più acuti delle disuguaglianze. È impensabile che le masse popolari la possano interpretare come un’alternativa alla destra“.