Agenti della polizia penitenziaria di Biella sono stati sospesi a causa di pesanti accuse.
23 agenti della polizia penitenziaria di Biella sono stati accusati di tortura di Stato e immediatamente sospesi dal servizio. L’accusa riguarda il reato commesso all’interno del carcere della città contro tre detenuti. Il provvedimento è stato eseguito in ottemperanza ad un’ordinanza del gip.
La procura ha riferito che il 6 febbraio scorso, su richiesta dei pm, il gip aveva ordinato l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico del vicecomandante pro-tempore. La procura si riserva, in seguito agli interrogatori, di applicare le richieste di misure interdittive verso i 23 agenti coinvolti nel caso.
Dopo più di un mese dall’arresto del vice comandante pro tempore dell’istituto penitenziario di Biella, il gip Valeria Rey ha emesso un’ordinanza di misure cautelari interdittive che è stata eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo.
La denuncia alla base delle indagini era stata presentata dal Comandante arrestato nei confronti di un detenuto, in cui si faceva riferimento alla “necessità” di utilizzare del nastro adesivo per contenerlo, nonostante fosse ammanettato.
La crudeltà dei metodi
Secondo quanto riportato dal gip, la Procuratrice Maria Teresa Camelio e il suo team di inquirenti avrebbero trovato “precisi elementi di sostegno” all’accusa di metodi crudeli usati dagli agenti di polizia penitenziaria nei confronti dei detenuti, che avrebbero causato loro “sofferenze fisiche e umiliazioni non necessarie”.