I Maneskin nel mirino della Bielorussia. Fa discutere la posizione di un giornalista pro-Lukashenko.
ROMA – I Maneskin nel mirino della Bielorussia. A circa una settimana dalla vittoria del gruppo italiano dell’Eurovision Song Contest, da Minsk arriva un attacco destinato a scatenare molte polemiche. A parlare è stato il conduttore Grigoriy Azaryonok, alla guida di uno dei programmi più filogovernativi.
Le sue dichiarazioni sembrano essere destinate a procurare diverse polemiche anche a livello governativo con Roma che da tempo ha nel mirino alcune decisioni prese da Mink.
L’attacco del giornalista bielorusso
A far discutere sono state le dichiarazioni del giornalista bielorusso commentando alcune immagini dei Maneskin all’Eurovision. “Un bestiario di pervertiti, di checche, in odore di Aids – il suo commento riportato dal Corriere della Sera – grazie a Dio questo video non è stato mostrato in Bielorussia. Il mondo moderno della democrazia e del progresso sta avanzando con un successo verso la completa degradazione, verso la perversione, verso gli individui in perizoma, verso la distruzione di tutto ciò che di umano ha un essere umano“.
E in conclusione ha rivolto parole ancora più dure: “Da questo progresso dovremmo recintarci con una cortina di ferro. Meglio avere una dittatura. Lascia che il mondo intero affondi in questo abisso. Ma la Bielorussia rimarrà un isola felice“.
L’associazione Supolka: “Non la pensiamo così”
Il video è stato pubblicato dall’associazione bielorussa in Italia Supolka. “Nessuno di noi – ha detto la presidente Ekaterina Ziuziuk al Corriere della Sera – la pensa come il conduttore. E’ tutta propaganda. Abbiamo decisi di divulgare quel video sui nostri canali social per mostrare come pensa e come si esprime il regime nel nostro Paese“.
Dichiarazioni del conduttore che sembrano essere strettamente collegate alla decisione dell’Eurovision di squalificare i partecipanti della Bielorussia per il nome scelto che, tradotto in italiano, significa voci dell’ano. La decisione da parte di Minsk di tenere questa denominazione ha portato gli organizzatori a optare per una decisione dura nei confronti della nazione.