Madre uccide la figlia di soli due anni: il metodo è terrificante

Madre uccide la figlia di soli due anni: il metodo è terrificante

La Corte d’Assise di Pavia condanna Patrizia Coluzzi per aver soffocato la figlia di due anni, nonostante la perizia psichiatrica.

La Corte d’Assise di Pavia ha emesso una sentenza di condanna a 12 anni di carcere per Patrizia Coluzzi, la madre – oggi 44enne – accusata di aver soffocato con un cuscino la propria figlia Edith, di soli due anni, nel marzo del 2021. Una decisione che arriva sebbene la perizia psichiatrica la dichiarava incapace di intendere e volere.

uomo vicino a un neonato in culla

Il Dramma di Cisliano

Il tragico evento si è verificato a Cisliano, un comune nella città metropolitana di Milano, dove Patrizia Coluzzi – che all’epoca aveva 41 anni – ha compiuto il gesto estremo in un momento di profondo disagio emotivo. Dopo aver ucciso la figlia di due anni, Edith, la donna si è inflitta delle ferite superficiali in un atto di autolesionismo, per poi chiamare il compagno, padre della piccola.

La pubblica accusa aveva chiesto per la donna l’assoluzione, basandosi su una perizia psichiatrica che dichiarava l’imputata incapace di intendere e volere. Tuttavia, il Tribunale ha deciso di proseguire diversamente.

La condanna per Patrizia Coluzzi

Nonostante la perizia iniziale, la Corte d’Assise ha ritenuto più attendibile il giudizio dei periti nominati dalla stessa Corte, che hanno dichiarato Patrizia Coluzzi seminferma di mente. Questa valutazione ha portato alla condanna a 12 anni di reclusione, con l’aggiunta di altri 5 anni in una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza.

La sentenza prevede anche un risarcimento ai familiari della vittima: 650mila euro al padre della bambina, 460mila ai nonni e 800mila agli altri due figli della coppia. Queste somme rappresentano un riconoscimento del dolore e del danno subito dai familiari a seguito della perdita della piccola Edith.

La vicenda di Patrizia Coluzzi e della piccola Edith solleva questioni delicate riguardanti la salute mentale e la capacità di intendere e volere in situazioni di estremo disagio emotivo. La sentenza della Corte d’Assise di Pavia evidenzia la complessità di tali casi e la necessità di un’attenta valutazione da parte degli esperti forensi.

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