Blackout challenge, famiglia fa causa a Tik Tok

Blackout challenge, famiglia fa causa a Tik Tok

La famiglia fa accusa a Tik Tok dopo la morte di una bambina di 10 anni a causa della “Blackout Challenge”, diventata virale.

Una bambina di Philadelfia dell’età di 10 anni è morta mentre imitava una challenge diventata virale su Tik Tok. Nylah Anderson è stata trovata deceduta nell’armadio della camera da letto di sua madre per aver eseguito la “Blackout Challenge”. Il fatto è accaduto il 7 dicembre.

In cosa consiste la sfida

Il nome della sfida sostenuta dalla bambina, è “Blackout Challenge”. Lo scopo sarebbe quello di sfidare gli utenti a trattenere il respiro per il maggior tempo possibile. Per eseguire la prova, si utilizzano una cintura o un laccio stretti attorno al proprio collo. Questa sfida ha lo scopo di far sperimentare sensazioni simili alla perdita di conoscenza. Durante la prova gli utenti devono videoregistrarsi.

La sfida, apparsa nella sezione “For You” dell’applicazione, ha causato la morte di Nylah a causa del soffocamento provocato dal laccio che la bambina si era stretta attorno al collo.

Secondo Tawainna, madre della bambina, la società sarebbe responsabile della morte della figlia. Quel contenuto, infatti, le era stato suggerito dall’applicazione. “Non riesco a smettere di ripetere questo giorno nella mia testa. Il legame indissolubile nella nostra famiglia è ora infranto e vuoto”. Sono queste le parole della madre di Nylah, devastata dal dolore.

L’accusa della madre

Nylah ha imitato la prova all’interno dell’armadio sua madre. In quel momento, Tawainna si trovava al piano di sotto. Secondo le ricostruzioni dell’accaduto, al momento della morte della piccola, l’applicazione Tik Tok era in uso. Nella causa, gli avvocati spiegano che “Nylah ha sopportato sofferenze infernali mentre lottava e lottava per il respiro e lentamente asfissiava fino al punto di morte”.

La causa di Tawainna Anderson “ritiene TikTok responsabile per il suo ruolo di designer, programmatori produttori venditori e distributori dei loro prodotti di social media pericolosamente difettosi e per i propri atti di negligenza indipendenti“.

La madre della piccola spiega di aver “accettato che la voce di mia figlia fosse scomparsa per sempre, quindi parlerò per lei e il messaggio qui oggi è che qualcosa deve cambiare. Qualcosa deve fermarsi perché non vorrei che nessun altro genitore vivesse quello che sto passando io dal 7 dicembre”.