La startup fiorentina Blue Eco Line ha ideato un impianto di raccolta della plastica nei fiumi, completamente automatizzato e ad emissioni 0.
Al sesto posto nell’elenco delle emergenze ambientali più gravi del nostro tempo, l’inquinamento dei mari è un problema che ci riguarda molto da vicino. Il “nostro” Mar Mediterraneo, pur costituendo appena l’1% delle acque mondiali, è una vera e propria “trappola di plastica”: la sua forma di bacino semi-chiuso e la grande quantità di abitanti e turisti che popolano le sue coste durante tutto l’anno fanno sì che raccolga, da solo, il 7% della microplastica globale. E le conseguenze sono parecchio negative, sia per la salute di delle specie animali, tra cui anche l’uomo, sia per le attività di pesca e turismo.
Quel che sorprende, è che la maggior parte delle plastiche arriva nei mari dalla terraferma (e non da navi o barche), trasportata in special modo dai corsi fluviali. Cercando una soluzione, dal cuore della Toscana, un gruppo di giovani ha lanciato allora un’idea innovativa, un marchingegno dal minimo impatto ambientale in grado di frenare i rifiuti nei fiumi, prima che raggiungano il mare. Scopriamo insieme Blue Eco Line e il loro River Cleaner.
Blue Eco Line: la tecnologia verde made in Italy
Ha sede a Firenze la startup che ha ideato il rivoluzionario impianto per la pulizia delle acque: nel capoluogo toscano, dal 2019, un team di giovani e fresche menti ha unito forze, passioni e competenze differenti, per dare vita ad un progetto che, più che mire imprenditoriali, ha a cuore il futuro (ma anche il presente) dell’intero pianeta. Blue Eco Line – questo il suo nome – si è fatta carico di una bella sfida, da quando il suo CEO Lorenzo Lubrano Lavadera, ingegnere meccanico, ha iniziato a cercare concretamente una soluzione per salvare il suo amato mare. Insieme a lui, anche l’Information System Manager Camilla Cantiani e l’Automation Manager Michael Mugnai hanno creduto nell’idea dal primo momento.
Il team si è ben presto ampliato, con l’ingresso di Umberto Fazio, Federica Lenzi, Martio Knutze e Jacopo Sponchiado, rispettivamente Data Scientist, Social Media Manager, Data Analyst e scienziato marino. Un esempio virtuoso di come creare sinergie tra ambiti e conoscenze diversi possa portare alla creazione di qualcosa di estremamente valido. La rivista Forbes non si è infatti lasciata sfuggire quest’azienda, e ha inserito il suo CEO tra i 100 Under 30 più interessanti d’Italia.
Gli innovativi impianti della startup
Due sono i progetti principali portati avanti da Blue Eco Line: la creazione di un “addetto alle pulizie” dei fiumi e quella di un “occhio” per i corsi d’acqua. Nel primo caso, stiamo parlando di River Cleaner, un impianto di raccolta dei rifiuti di plastica completamente automatizzato e che impiega l’intelligenza artificiale. Posizionato nell’argine del fiume, per non impattare troppo sulla configurazione del paesaggio, si compone di una barriera immersa a circa 40 cm di profondità nell’acqua (in modo da permettere ai pesci di nuotare senza problemi), la quale ha il compito di intercettare gli “intrusi” e di estrarli dal fiume.
Come riesce ad individuarli? Grazie ad un sistema di riconoscimento per immagini controllato dall’AI. Una volta recuperati, poi, i rifiuti vengono depositati in cassoni di stoccaggio temporaneo, dai quali saranno poi prelevati e gestiti normalmente dalle società di raccolta rifiuti locali, andando ad integrarsi perfettamente nelle attività già presenti nel luogo. Il tutto, con un’attività costante, 24 ore su 24, con meccanismi di controllo e pronto intervento da distanza, e a 0 emissioni, grazie alla turbina idraulica usata per l’alimentazione.
Se questo impianto è “la mano” del progetto, il secondo sistema messo in piedi dalla startup è, come dicevamo, “l’occhio” dei fiumi. Il River Eye, appunto, è una strumentazione di monitoraggio delle acque fluviali, che, idealmente posta lungo le sponde o sui ponti, permette di controllare da remoto i rifiuti flottanti, e soprattutto di identificarli e classificarli in modo automatizzato, grazie alla visione artificiale. Anche questo impianto è progettato per funzionare ininterrottamente, alimentato da pannelli solari o dalla rete elettrica, permettendo così di raccogliere una grandissima quantità di dati in un server cloud. In questo modo, è possibile conoscere più nel dettaglio la tipologia di plastiche e di inquinamento di un particolare tratto.
Le idee di Blue Eco Line non sono ancora operative, ma sono state notate dal comune di Grosseto, che non solo ha consegnato all’azienda il Premio Estra “E-qube Startup & idea Challenge”, ma ha anche dato il via libera alla realizzazione del River Cleaner sull’emissario San Rocco, con il sostegno del Consorzio di Bonifica, della Regione Toscana, di Sei Toscana, di Ecolat srl e di Estra, finanziatore del progetto.