Il nuovo bonus donne 2023 prevede esoneri contributivi per riequilibrare la disparità di genere in ambito lavorativo.
La legge 92/2012 prevede uno sgravio contributivo per accelerare la parità di genere sul posto di lavoro. Con il decreto interministeriale di novembre 2022 arrivano gli ambiti in cui per il prossimo anno saranno applicati sgravi contributivi per chi assume le donne. Gli ambiti in cui è molto scarsa la presenza femminile sono soprattutto quello delle costruzioni con un gender gap dell’82% mentre nelle forze armate è del 96,5%.
Il bonus donne 2023 prevede l’esonero per l’assunzione di lavoratrici svantaggiate che operano in settori caratterizzati da un alto livello di disparità di genere, cioè superiore al 25%. Secondo un’indagine di AlmaLaurea, le donne guadagnano circa il 20% in meno rispetto agli uomini.
Un altro settore che ha una disparità del 97,7% è quello degli autisti di veicoli e macchinari di sollevamento. In testa alla classifica della disparità c’è l’ambito delle costruzioni, poi dell’industria estrattiva e nel settore della gestione di acqua e rifiuti. I servizi vedono una disparità molto più contenuta, soprattutto nella Pubblica amministrazione dove scende a 29,6%.
Le differenze con gli altri paesi europei
Per l’applicazione del bonus donne non sono previsti limiti di età ma c’è bisogno di due criteri: assenza di impiego retribuito da sei mesi almeno e residenza in regioni ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione Europea. Gli sgravi sono previsti anche per l’assunzione di donne con almeno 50 anni d’età e disoccupate da più di un anno. L’esonero contributivo sarà al 50% e non più al 100%.
Secondo il Global Gender Gap Index 2022 del World Economic Forum l’Italia ha migliorato il suo punteggio rispetto allo scorso anno in termini di parità tra uomini e donne. Ma resta molto indietro nella classifica globale: su 146 paesi siamo al 63° posto. Mentre altri stati europei si trovano in testa alla classifica come Islanda, Finlandia e Norvegia. Spagna 17esima, Francia 15esima e Germania decima.
Il documento misura la partecipazione politica ed economica, proprio questo punto è maggiormente negativo per la bassa partecipazione al mondo del lavoro e il gender pay gap ovvero il divario retributivo.