L’impatto dell’attacco di Israele all’Iran sui principali listini europei: 185 miliardi di capitalizzazione persi in un solo giorno.
La tensione geopolitica torna a segnare i mercati finanziari, richiamando alla memoria momenti di forte instabilità e incertezza per via dell’attacco di Israele all’Iran. In un contesto già attraversato da timori per l’andamento economico globale, il recente attacco – ancora avvolto nel riserbo ufficiale – ha scosso profondamente la fiducia degli investitori.
Nei giorni scorsi, i mercati avevano mostrato segni di ripresa, sospinti da dati macroeconomici positivi e da segnali di rallentamento dell’inflazione. Tuttavia, come spesso accade, basta un evento imprevisto per spegnere in modo perentorio questa speranza. È proprio in questa cornice che l’attacco lanciato da Israele nei confronti dell’Iran ha innescato una reazione a catena nei listini europei.
I primi dati disponibili parlano chiaro: i mercati del Vecchio Continente hanno registrato un’uscita di liquidità senza precedenti, con una perdita complessiva nei valori di mercato stimata intorno ai 185 miliardi di euro in un’unica seduta. Una cifra così ingente da riaprire il dibattito su quanto un solo evento possa influenzare la capitalizzazione complessiva di banche, industriali e tecnologiche.

L’impatto sui principali indici
Le piazze finanziarie europee hanno reagito in modo uniforme ma con differenze regionali. Milano, tramite l’indice Ftse Mb, ha ceduto l’1,28% chiudendo a 39.438 punti. A seguire, Parigi (-1,04% a 7.684 punti), Francoforte (-1,07% a 23.516) e Madrid (-1,23% a 13.916) hanno registrato cali simili. Solo Londra ha contenuto le perdite allo 0,39%, chiudendo a 8.850 punti, probabilmente grazie a una maggiore esposizione alle materie prime e alla sterlina robusta.
Wall Street e petrolio in fermento
Oltreconfine, l’effetto shock si è riverberato con vigore. Il Dow Jones ha perso l’1,45% a 42.339,47 punti, il Nasdaq ha segnato ‑1,15% a 19.436,44, mentre lo S&P 500 ha ceduto lo 0,99% attestandosi a 5.985,74. Intanto, il petrolio ha reagito con un’impennata superiore all’8%, alimentando timori di nuove tensioni nel Medio Oriente e di conseguenze su inflazione e costi energetici.
Nonostante l’entità del calo, l’analisi dei flussi mostra che molti investitori hanno preferito non abbandonare del tutto i mercati, mantenendo una soglia minima di esposizione, in attesa di sviluppi chiari.
In un solo giorno i principali listini europei hanno perso 185 miliardi di euro di capitalizzazione a causa dell’attacco israeliano all’Iran. Un segnale potente della fragilità dei mercati di fronte agli imprevisti geopolitici e dell’importanza di monitorare ogni nuova evoluzione nella regione. Come riportato da ansa.it