Recovery Plan, la bozza: 196 miliardi a disposizione, 74 vanno al Green. Conte: “Voltare pagina rispetto al passato”

Recovery Plan, la bozza: 196 miliardi a disposizione, 74 vanno al Green. Conte: “Voltare pagina rispetto al passato”

La bozza del Recovery Plan: 74,3 miliardi al ‘verde’, 9 alla ‘sanità’. Resta il no di Renzi alla cabina di regia dei manager.

ROMA – E’ un Consiglio dei ministri ad alta tensione sul Recovery Plan. Secondo una prima bozza riportata da La Repubblica, il Governo metterà 196 miliardi per il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

Di questi 74,3 miliardi saranno dedicati alla transazione ecologica e all’area del verde, 48,7 alla digitalizzazione e innovazione, 27,7 al settore della mobilità, 19,2 all’istruzione e alla ricerca 17,1 alla parità di genere e 9 miliardi alla sanità. Nella bozza presente anche la cabina di regia dei manager per la gestione dei fondi.

La bozza del Recovery plan italiano

Nella bozza sono confermate quelle che sono le missioni del Recovery plan italiano:

Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura

Rivoluzione verde e transizione ecologica

Infrastrutture per una mobilità sostenibile

Istruzione e ricerca

Parità di genere, coesione sociale e territoriale

Salute

Per la digitalizzazione il governo stanzia 48,7 miliardi di euro, il 25% circa del totale. Sono più di 74 i miliardi stanziati per la rivoluzione verde, ossia il 74% del totale. 27.7 miliardi, ossia il 14.1%, vanno alle infrastrutture. per Istruzione e ricerca il governo stanzia 19.2 miliardi di euro, il 9.8% del totale. Per la Parità di genere e l’inclusione sociale il governo stanzia 17.1 miliardi, ossia l’8.7% del totale. Sono 9 infine i miliardi stanziati per la Salute.

Le 4 sfide del PNRR

Sono 4 le sfide che si pone il Piano Nazionale:

Ridurre l’impatto sociale ed economico della crisi pandemica

Migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia

Sostenere la transizione verde e digitale

Innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione di occupazione

La modernizzazione del Paese

“Modernizzare il Paese significa, anzitutto, disporre di una Pubblica Amministrazione efficiente, digitalizzata, ben organizzata e sburocratizzata, veramente al servizio del cittadino. Modernizzare il Paese significa, inoltre, creare un ambiente favorevole all’innovazione, promuovere la ricerca e utilizzare al meglio le tecnologie disponibili per incrementare la produttività dell’economia e la qualità della vita quotidiana”, si legge nella bozza del Recovery plan italiano.

La transizione ecologica

La modernizzazione del sistema paese è premessa e al tempo stesso accompagnamento del secondo pilastro del piano, vale a dire la transizione ecologica.

La digitalizzazione è infatti indispensabile per l’utilizzo delle nuove tecnologie che consentono processi industriali più efficienti e un maggiore controllo degli sprechi lungo la catena di produzione. La transizione ecologica dovrà essere la base del nuovo modello economico e sociale di sviluppo su scala globale. Per avviarla sarà necessario, in primo luogo, ridurre drasticamente le emissioni di gas clima-alteranti in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. In secondo luogo migliorare l’efficienza energetica delle filiere produttive, degli insediamenti civili e degli edifici pubblici e la qualità dell’aria nei centri urbani e delle acque interne e marine”.

Inclusione, cultura e parità di genere

Inclusione sociale e territoriale vuol dire ridurre le disuguaglianze e la povertà, migliorare l’istruzione e la conoscenza degli strumenti digitali, ridurre i divari territoriali nell’accesso alla cultura, ottenere una migliore qualità della vita nei centri urbani e nelle periferie, ridurre il gap infrastrutturale, occupazionale e di servizi e beni pubblici fra Nord e Sud”.

“L’inclusione richiede anche di rafforzare il sistema sanitario, messo a dura prova dalla pandemia, per tutelare la salute di tutti. La realizzazione della parità di genere, richiede di intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione in essere nei confronti delle donne, che riguardano, prioritariamente, la partecipazione al mondo del lavoro, la retribuzione e la qualità del lavoro, l’accesso alle risorse finanziarie, le disuguaglianze tra donne e uomini nell’allocazione del tempo dedicato al lavoro di cura, al lavoro domestico e alle attività sociali, l’uguaglianza di genere nelle posizioni decisionali a livello politico, economico e sociale“, si legge nella bozza del Piano.

Conte: “Serve voltare pagina”

La bozza è introdotta da un lungo intervento del premier Conte: “Non possiamo permetterci di ritornare allo status quo precedente a questa crisi. L’Italia da oltre 20 anni fatica a tenere il passo delle altre economie avanzate […]. Vogliamo un Paese moderno, innovativo dotato di una pubblica amministrazione efficiente e moderna, in cui possiamo operare imprese innovative e sempre più competitive, un Paese con infrastrutture sicure, tecnologicamente all’avanguardia, che sfruttino tutte le potenzialità offerte dalla rivoluzione digitale“.

Giuseppe Conte

Resta il no di Italia Viva

Il piano non è ancora stato approvato dal Consiglio dei ministri. Resta il veto di Italia Viva sulla task force e non si esclude una suddivisione in due parti: un testo dedicato ai fondi da destinare al Recovery Plan e uno sulla cabina di regia da approvare in un secondo Consiglio dei ministri.

Non possiamo consegnare ad altri – ha scritto su Facebook la ministra Bellanova – scelti non si sa come, le chiavi di casa […]”. E da parte della renziana c’è una dura critica anche al testo del Recovery Plan: “Opaco e incostituzionale“. Non si esclude un nuovo Cdm dopo il passaggio in Parlamento sulla riforma del Mes per cercare di arrivare ad un accordo nella maggioranza.

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