Brasile, 400 arresti dopo l’assalto al Parlamento

Brasile, 400 arresti dopo l’assalto al Parlamento

Da oltre una settimana Bolsonaro si trova in Florida, mentre i suoi sostenitori hanno sollevato il caos in Brasile.

Caos dopo l’assalto di ieri al Parlamento brasiliano da parte dei bolsonaristi. Sono stati 400 gli arresti nella Capitale di Brasilia, ma le irruzioni violente con bastoni e pietre sono state causate dalla poca resistenza e l’intervento delle forze dell’ordine, secondo il presidente del Brasile Lula. “È la polizia che deve garantire la sicurezza e non l’ha fatto. Per incompetenza e malafede delle persone che se ne occupano”.

Manifestazione

Irruzione al Parlamento

I sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, avversi all’attuale governo, hanno preso d’assalto con bastoni e pietre le sedi delle istituzioni democratiche di Brasilia. Si contano danni al Parlamento, la sede del Governo e la Corte suprema di giustizia.

I militari hanno sbarrato la strada con i carri armati agli agenti che volevano entrare nella zona, e la polizia ha risposto con un cordone e con il lancio di lacrimogeni. Ma gli assalitori hanno facilmente rotto e superato la “debole resistenza” della polizia, riuscendo a far irruzione nel Senato. Si contano almeno 46 feriti, di cui sei gravi e due che sono stati sottoposti a intervenuti d’urgenza.

Il Capo dello Stato, dopo aver dichiarato di intervenire sulla fame, la deforestazione e la crisi economica, oggi ha convocato una riunione di emergenza dei 27 governatori. Lula ha definito l’attacco “vandalo e fascista”, decretando l’intervento delle forze federali. “Tutti i responsabili saranno individuati e giudicati, queste persone devono essere punite in modo esemplare. Valutiamo la possibilità di schierare l’esercito per far sgomberare”.

Dove si trova Bolsonaro?

Dal 30 dicembre scorso Bolsonaro si trova in fuga in Florida, esattamente poco prima dell’insediamento di Luiz Inàcio Lula da Silva. Dopo la sua sconfitta alle elezioni presidenziali di ottobre, sono stati i suoi sostenitori ad accoglierlo applaudendo davanti la sua abitazione.

Gli stessi che adesso hanno messo in atto una rivoluzione in suo onore.“Abbiamo perso una battaglia ma non la guerra, il Brasile non finisce con il 1° gennaio”, aveva dichiarato Bolsonaro il giorno dell’insediamento di Lula alla guida del Brasile.

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