E’ quanto deciso dalla commissione Giustizia della Camera. Ora la legge sul bullismo deve essere approvata da Camera e Senato.
D’ora in poi, accanto alla voce “bullismo” nel codice penale italiano si leggerà “reato“. E’ quanto stabilito dalla commissione Giustizia e dal voto unanime di maggioranza ed opposizione nel mese di giugno 2023. Come si legge su AGI, l’organo della Camera ha infatti redatto un testo di legge, sunto di tre proposte di legge precedenti, che va a definire con precisione l’illecito e le pene per i bulli. Ora si attende solo l’approvazione di Camera e Senato.
La definizione di “bullismo” per la legge
Tutti abbiamo bene o male un’idea di cosa sia il bullismo: casi del genere vengono raccontati molto frequentemente dalla stampa, se non da conoscenti nella vita reale. Nonostante ciò è interessante capire la definizione che le autorità hanno dato al fenomeno, anche per capire in che limiti esso sarà da considerarsi reato.
Il primo articolo della legge indica che sono bullismo “l’aggressione o la molestia reiterate, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, in danno di un minore o di un gruppo di minori, idonee a provocare sentimenti di ansia, di timore, di isolamento o di emarginazione“.
I comportamenti aggressivi riconosciuti come illeciti vengono elencati e comprendono qualsiasi atto vessatorio, qualsiasi sopruso fisico o psicologico, le istigazioni al suicidio o all’autolesionismo, e ancora minacce, ricatti, furti, danneggiamenti, offese e derisioni, che possano essere compiuti dai bulli.
Quali pene prevede la legge per i bulli?
La legge passata alla commissione Giustizia prevede, per chi compie atti di bullismo, una pena che va da 1 anno a 6 anni e 6 mesi. Pesa sulle sanzioni l’aggravante dell’azione di gruppo, cioè qualora il comportamento violento sia stato messo in atto da più persone insieme. Inoltre, è stata stabilita la confisca dei beni informatici dei colpevoli, qualora questi siano stati impiegati per bullizzare le persone.
Una serie di misure particolari sono state pensate nei casi in cui i bulli siano ancora minorenni: se gli atti di bullismo si compiono a scuola, sarà il dirigente scolastico a dover informare i genitori del ragazzo violento o, nei casi più gravi, le autorità competenti.
Dopodiché, avrà inizio un percorso educativo per il bullo, che dovrà prendere parte a progetti di volontariato, a laboratori di teatro, di scrittura, di musica o di attività sportive, in modo da imparare a sviluppare relazioni sane e non violente con i coetanei.
Al termine di tale percorso, il Tribunale dei minori potrà chiudere il procedimento legale, predisporre che il progetto vada avanti o decidere – nelle peggiori delle ipotesi – di affidare il minore ai servizi sociali o ad una comunità.