Lavoratori, possibile aumento della soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto da 8 a 10 euro. I dettagli.
Negli ultimi anni, il potere d’acquisto dei lavoratori italiani è stato messo a dura prova da un’inflazione crescente e da salari spesso fermi da decenni. Per questo, il governo sta valutando nuove misure a sostegno del reddito, in particolare attraverso il rafforzamento del welfare aziendale.
Una delle proposte in discussione riguarda i buoni pasto, un benefit sempre più diffuso che rappresenta una parte importante della retribuzione accessoria. Attualmente, i buoni pasto elettronici sono esenti da tasse fino a 8 euro al giorno, mentre quelli cartacei fino a 4 euro. Superate queste soglie, scattano tassazione e contributi.
La novità? Un possibile aumento della soglia di esenzione fiscale da 8 a 10 euro per i buoni pasto elettronici. L’obiettivo è semplice: garantire ai lavoratori un beneficio netto maggiore, senza gravare su imprese e Stato.

Una misura concreta per il potere d’acquisto
La proposta è stata rilanciata dalla senatrice Paola Mancini (Fratelli d’Italia), già autrice in passato di un disegno di legge in materia. Come riportato da today.it, secondo quanto dichiarato al Sole 24 Ore, il valore di 10 euro sarebbe “adeguato al costo attuale di un pasto”, tenendo conto dell’aumento generalizzato dei prezzi.
Quanto vale davvero questa modifica? Secondo Matteo Orlandini, presidente dell’associazione Anseb, se la soglia fosse elevata a 10 euro, i lavoratori potrebbero ottenere un vantaggio annuo netto compreso tra 450 e 500 euro. Un extra in busta paga che non comporterebbe oneri fiscali aggiuntivi.
Impatto per lavoratori e aziende
Dal punto di vista delle imprese, la misura resterebbe fiscalmente neutra, poiché i buoni pasto restano interamente deducibili. Inoltre, il costo stimato per lo Stato è contenuto: secondo le prime valutazioni, l’operazione comporterebbe un impegno inferiore ai 100 milioni di euro.
Se approvata, la misura potrebbe essere inserita nella prossima Legge di Bilancio e si affiancherebbe ad altre iniziative in favore dei redditi medio-bassi, come l’aumento dei fringe benefit e i nuovi incentivi al welfare aziendale.
L’intervento sui buoni pasto non è risolutivo, ma può rappresentare un segnale importante per sostenere il reddito reale dei lavoratori, senza gravare sul bilancio pubblico né sui costi aziendali.