Il pallone d’oro del deficit: il calcio italiano registra perdite enormi. Ma chi è responsabile? scopriamo cosa sta succedendo.
Il calcio italiano ha segnato un traguardo di dubbia gloria. Secondo un recente rapporto del Centro Studi della FIGC, il panorama calcistico italiano ha subito perdite pari a 3,6 miliardi di euro negli ultimi tre anni. La situazione è talmente grave che, se un’agenzia di rating dovesse valutare il Calcio italiano Spa, l’unico voto possibile sarebbe un degradante “peccato“.
Il “ReportCalcio“, l’indagine annuale condotta dal Centro Studi della FIGC in collaborazione con Arel e PwC Italia, traccia un quadro desolante della realtà calcistica italiana. Le perdite registrate nella stagione 2021-2022 sono state persino superiori a quelle del periodo pandemico 2020-2021, rispettivamente 1,4 e 1,3 miliardi di euro. Risultato: le peggiori performance finanziarie mai registrate nel calcio professionistico italiano negli ultimi 15 anni.
Oneroso costo del lavoro e debiti crescenti
I conti sono resi ancora più pesanti dagli stipendi, che nella stagione passata hanno rappresentato l’84% dei ricavi. L’indebitamento totale del calcio professionistico nel 2021-2022 ha superato la soglia dei 5,6 miliardi di euro, un incremento rispetto ai 5,36 miliardi del 2020-2021.
Anche se l’impatto del COVID-19 ha avuto un ruolo significativo – con stime di ricavi da biglietti non realizzati pari a 632 milioni nel triennio – il deterioramento finanziario dei 100 club delle serie A, B e C è dovuto a squilibri strutturali profondamente radicati nel settore.
Un ciclo vizioso di perdite e debiti
Tale squilibrio strutturale ha prodotto un circolo vizioso di perdite e debiti. Nella stagione 2021/22, i 100 club del Calcio italiano Spa hanno perso una media di 3,3 milioni di euro al giorno, per un totale di oltre 1,3 miliardi (di cui 1 miliardo solamente la Serie A). I debiti lordi della Serie A, nel frattempo, sono arrivati a sfiorare i 5 miliardi, con un raddoppio dei debiti tributari/previdenziali, a seguito delle dilazioni concesse dal governo durante il picco della pandemia.
Eppure, nonostante questi numeri allarmanti, il Ministro dello Sport Abodi e il Presidente della FIGC Gravina non hanno offerto alcuna risposta. Resta quindi la domanda: fino a quando il calcio italiano potrà sostenere questa situazione finanziaria insostenibile?