Carlo Calenda entro lunedì deciderà se allearsi con la grande coalizione di Letta o meno.
Azione, il partito di Calenda, ha accolto ufficialmente la ministra ex azzurra Mara Carfagna che ha seguito Maria Stella Gelmini. Non si esclude che altri militanti del partito di Berlusconi possano accogliere la chiamata al liberalismo moderato di Azione per scappare dalla deriva sovranista di Forza Italia. Calenda è entusiasta di accogliere “la parte migliore di Forza Italia, quella più illuminata”.
Le due ministre – e coloro che verranno – non sono le uniche, infatti già dal 2020 è iniziato un flusso da Forza Italia ad Azione con il deputato Costa e la senatrice Masini ma anche Pedrazzini e Napoli. Insomma, da tempo Azione accoglie chi di Forza Italia vuole preservare i valori democratici e atlantisti, come si era prefisso anche il partito di Renzi. Da tempo si parla di Forza Italia Viva per le interlocuzioni che ci sono state tra i due partiti. Ma pare che la stia spuntando Azione che è arrivato anche oltre la soglia dello sbarramento nei sondaggi.
La scelta di Azione
Azione inoltre si prepara a dire sì all’alleanza con il Pd per una questione elettorale e soprattutto perché, come sottolinea Calenda in conferenza stampa: “Noi dobbiamo mettere in sicurezza il Paese. Non c’è mai stata un situazione di pericolo così grande per l’Italia. Una vittoria di questa destra sovranista e filo-Putin la porterebbe fuori dalle grandi nazioni europee”.
Carlo Calenda è sempre stato contrario ad alleanze con troppi partiti che non condividessero programmi o avessero idee di partenza simili. E ha sempre, per questo, preferito correre da solo. Ma questa legge elettorale impone alleanze per guadagnare più seggi possibili e strapparli alla destra. Il pensiero di dire sì a Letta è più concreto. Ma Calenda ha fissato i suoi paletti lasciando che la campagna elettorale sia individuale e ognuno affermi il proprio programma e le proprie idee.
Sul suo profilo Instagram Calenda ha scritto: “Non possiamo sbagliare la decisione sulla corsa in coalizione al centro o con il Partito democratico. Da questa decisione dipende la possibilità di contendere la vittoria, che non reputo affatto certa, alla destra e di dare al paese un governo decoroso. Le variabili sono molto e complesse” scrive il leader di Azione. “La cosa più naturale per noi sarebbe il modello Roma. Anche perché la decisione del Pd di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi e ex 5S non ci convince per nulla. Però la legge elettorale è quella che è, e la campagna dura un mese. Entro lunedì decideremo.”