Carlo Calenda lancia i Volenterosi 4.0: simbolo comune nel 2026, indipendenza da destra e sinistra, critica a Meloni.
Nel pieno della riorganizzazione dei poli politici italiani, Carlo Calenda rilancia il progetto di un’area liberale autonoma e pragmatica. Con i Volenterosi 4.0, l’obiettivo è costruire una forza competitiva per le elezioni del 2027, fondata su temi concreti come energia, difesa, politica industriale e una nuova centralità dell’Europa.
In un’intervista al Il Riformista, Calenda è chiaro sulle intenzioni: «Faremo ciò per cui siamo stati votati: lavoro pragmatico sui temi e corsa alle elezioni né con la destra né con la sinistra». E precisa: «Alla sinistra contestiamo posizioni assurde su esteri ed energia; la destra ha un problema con Salvini e Vannacci e non realizza nulla».
L’idea è quella di aggregare soggetti affini come Liberaldemocratici, Ora (ex Drin Drin), Più Europa, e anche «i riformisti del PD e le componenti cattolico-liberali e popolari». Il tutto verso un traguardo preciso: «A febbraio ’26 si parte: chi vuole starci ci sta, chi non vuole, amen!».

Un progetto identitario su energia e difesa
Calenda rivendica l’identità riformista del suo progetto anche attraverso due temi chiave: energia e difesa. «Subito: intervenire sulle concessioni idroelettriche che producono a 25–30 €/MWh e vendono a circa 120. Se rinnovi senza gara non puoi accettare utili “da Hermès” pagati dai consumatori: è rendita parassitaria».
Sull’energia nucleare propone soluzioni concrete: «Fare reattori di terza generazione “plus”, i più sicuri oggi, invece di inseguire Small Modular Reactors non pronti o la fusione».
Per quanto riguarda la difesa, Calenda chiede trasparenza e impegni concreti: «Il 2% vero, dire cosa manca alle Forze Armate, quanto costa e come si lavora con l’Europa. Basta trucchi contabili o infilare il ponte sullo Stretto».
Nessun appoggio a Meloni e critica al centrosinistra
Il giudizio sull’attuale governo è netto. «Ha due punti forti: politica estera e rigore di bilancio. Ma sul resto l’Italia è ferma: crescita assente, troppa inesperienza in diversi ministeri».
Quanto a una possibile apertura futura, chiarisce: «Le ipotesi stanno nel campo del possibile. Ognuno è figlio della propria storia e classe dirigente: Meloni, invece di occupare ogni posto, avrebbe dovuto allargare la base della classe dirigente. Così il cambio di passo non c’è stato». Ma ribadisce con fermezza: «Azione appoggerebbe un governo Meloni? No: non sono convinto della sua azione di governo».
Sul centrosinistra, la critica è mirata: «Il problema resta l’alleanza del PD con M5S e AVS che sembrano dare la linea a Elly Schlein. Così si perde e non si rappresenta il mondo liberale e riformista».
Calenda rilancia quindi un’offerta politica alternativa: «Combattiamo giorno per giorno sulle cose utili. Einaudi diceva che l’opposizione deve avere l’obiettivo di far passare almeno un emendamento: se otteniamo Industria 4.0 sono felice. Viene prima il provvedimento rispetto a chi lo presenta».
E sull’orizzonte europeo e atlantico, non lascia spazio a dubbi: «Bisogna continuare ad armare l’Ucraina e costruire un “muro di droni” europeo. La Commissione si muove lenta e ogni Stato difende il proprio produttore: facciamo come la Danimarca».
Il cammino è tracciato: «Dopo le regionali si deve tornare a parlare solo dei problemi del Paese. Chiamatelo terzo polo, Polo Liberale o — come preferisco — Volenterosi: l’importante è farlo».