A consegnare gli animali morti è stato l’affidatario della struttura dopo che, nell’ultima settimana, era stato indagato per maltrattamenti.
L’ultima vicenda che arriva dal Catanese sembra tratta da un film horror: undici carcasse congelate di cuccioli di cane di diversa età sono state recuperate dalla Polizia municipale. Il canile dove sono state compiute queste atrocità si trova in via Pier Santi Mattarella a Riposto ed è stato protagonista, nei giorni scorsi, di un’indagine per maltrattamenti.
La struttura ospitava undici cani denutriti ed in pessime condizioni igienico sanitarie. I cuccioli congelati potrebbero essere i figli delle cagne liberate poco tempo fa grazie ad un blitz dei carabinieri e della polizia municipale nel terreno del 48enne a cui erano stati affidati gli animali dalla precedente amministrazione comunale.
I maltrattamenti
A dare l’allarme su quello che stava accadendo dentro il canile era stata una animalista che aveva diffuso online un video che riprendeva il maltrattamento di uno dei cani. Il povero animale era stato preso a calci ed è stato ricoverato in prognosi riservata.
“Siamo felici di poter rassicurare le tante persone che erano in pensiero per le sorti di Giulio – ha commentato Davide Vasta, il sindaco di Riposto, sul cane maltrattato -. Le sue condizioni sono nettamente migliorate tanto da consentire le dimissioni dalla clinica. Adesso continuerà le cure fino a quando non si sarà del tutto ristabilito e poi lo daremo in adozione. Già qualcuno ha fatto richiesta e quindi siamo fiduciosi“.
“Siamo rimasti tutti un po’ colpiti – ha aggiunto il primo cittadino – nell’apprendere che le carcasse di questi cuccioli erano state congelate e custodite nella propria abitazione da quest’uomo, naturalmente abbiamo denunciato l’episodio ai carabinieri. Non sappiamo come siano andate le cose e come siano deceduti questi cuccioli. Ma questa vicenda dimostra che non è possibile affidare animali a chiunque, come fatto dalla precedente amministrazione, soprattutto se si è consapevoli che le persone in questione non hanno i mezzi per prendersene cura”.