Marcello Pera critica il nuovo testo sul premierato di Giorgia Meloni, chiedendo una riscrittura chiara e coerente.
Marcello Pera, ex presidente del Senato e ora senatore eletto con Giorgia Meloni, non ha risparmiato critiche al “nuovo” testo emerso dal recente vertice di maggioranza riguardante il premierato.
In una intervista rilasciata all’AdnKronos, Pera ha definito il documento: “Un pasticcio” e “inaccettabile“, evidenziando la confusione e la cattiva scrittura che rendono il testo incomprensibile. “Neanche chi lo ha scritto riesce a capirlo” afferma l’ex presidente del Senato.
Premierato: le critiche a Giorgia Meloni
Entrando nel merito delle questioni, Pera ha espresso forti perplessità su diversi punti chiave del testo, in particolare sulla norma anti-ribaltone e sull’introduzione della figura di un “secondo premier”.
Ha descritto queste proposte come un: “Enorme passo indietro“, sottolineando l’ambiguità e la mancanza di chiarezza che caratterizzano l’attuale redazione. L’ex presidente del Senato ha anche messo in discussione la pratica di trasformare il presidente “eletto” in presidente “incaricato” in tempi così brevi, evidenziando una discrepanza significativa con l’attuale Costituzione italiana.
Un altro aspetto che ha sollevato dubbi è l’emendamento relativo alla revoca della fiducia al premier, che secondo il testo richiederebbe una mozione motivata da una delle due Camere. Pera si è interrogato: “Come è pensabile che la maggioranza faccia una mozione motivata per sfiduciare il suo premier?“
La difesa e le reazioni di Balboni
Di fronte alle critiche di Pera, Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato e relatore del testo per il partito di Fratelli d’Italia, ha difeso il lavoro svolto: “Ho un grandissimo rispetto del Presidente Pera, mi ha aiutato a scrivere gli emendamenti e se mi ha aiutato a scrivere gli emendamenti… allora è un’autocritica questa, non lo so..“
Balboni ha riconosciuto le preoccupazioni di Pera ma ha rimarcato la centralità dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio come fulcro irremovibile del disegno di legge.