Caporalato nel lusso: il caso di Giorgio Armani Operations

Caporalato nel lusso: il caso di Giorgio Armani Operations

Come la Giorgio Armani Operations è finita in amministrazione giudiziaria per caporalato, le presunte pratiche illecite.

La Giorgio Armani Operations Spa è stata posta sotto amministrazione giudiziaria dal Tribunale di Milano, a seguito di un’indagine per caporalato che ha rivelato l’utilizzo sistematico di lavoro nero e clandestino nelle sue catene di fornitura.

Secondo quanto riportato da tg24.sky.it, l’inchiesta ha evidenziato come dal 2017 la casa di moda non si sia limitata a episodi isolati, ma abbia operato all’interno di un “sistema di produzione generalizzato e consolidato“. Impiegando manodopera cinese in condizioni illegali per la produzione di borse e accessori.

Giorgio Armani

Struttura e meccanica del caporalato in Armani Operations

Il modello operativo sotto inchiesta descrive come la Giorgio Armani Operations, attraverso una società creata appositamente, abbia affidato la produzione a società terze. Queste, a loro volta, hanno subappaltato il lavoro a opifici in Cina, dove i costi venivano ridotti drasticamente grazie all’uso di lavoratori non regolari, come evidenziato dagli investigatori e riportato su tg24.sky.it. Il risultato è stato un abbattimento illegale dei costi di produzione che ha compromesso gravemente le condizioni di lavoro e la sicurezza dei lavoratori.

Si parla nello specifico di quattro fabbriche, come riportato su tg24.sky.it: “identificati 29 lavoratori di cui 12 occupati in nero e anche 9 clandestini“.

Risposte giudiziarie e condizioni di lavoro

Le indagini hanno rivelato ambienti di lavoro insalubri e pratiche illegali. Tra cui pagamenti sotto la soglia minima, orari di lavoro non conformi e violazioni severe delle norme di sicurezza. “Riscontrate condizioni di lavoro in sfruttamento“, sottolineano i Carabinieri in un report citato da tg24.sky.it. Con lavoratori ospitati in dormitori abusivi e in condizioni igienico-sanitarie deprecabili. Le autorità hanno imposto sanzioni significative: “Ammende pari a oltre 80mila euro e sanzioni amministrative pari a 65mila euro e per 4 aziende è stata disposta la sospensione dell’attività per gravi violazioni in materia di sicurezza e per utilizzo di lavoro nero“.