Carcere: si suicida un 30enne a Rebibbia, l’82esimo quest’anno

Carcere: si suicida un 30enne a Rebibbia, l’82esimo quest’anno

Nel corso di quest’anno ci sono stati 82 suicidi in carcere. L’ultimo ieri nel carcere di Rebibbia, aveva 30 anni e sarebbe uscito tra sei mesi.

Condannato a due anni per una rapina, un uomo di 30 anni di origini bengalesi si è suicidato nel carcere di Rebibbia. Sarebbe uscito fra sei mesi, il prossimo luglio. Era stato rilasciato nella sentenza di primo grado ma poi in appello era stato portato in prigione. Questo è l’82esimo suicidio dall’inizio dell’anno. Si tratta del numero più alto degli ultimi dieci anni.

Il dato è stato rilevato dal rapporto del Garante delle persone private della libertà personale che già a inizio dicembre aveva segnalato il record di questi ultimi dieci anni e aveva lanciato l’allarme sulla preoccupante situazione dei detenuti. Sono state molte le inchieste che hanno posto l’attenzione, soprattutto nell’ultimo anno sulla condizione psicologica dei detenuti in carcere, e l’alto tasso di suicidi che è ancora la prima causa di morte in carcere seguita da overdosi di droghe.

Prigione

Il numero più alto degli ultimi dieci anni

Il rapporto del Garante sottolinea che la maggior parte dei suicidi avvenuti in carcere riguarda persone con fragilità personali e sociali con disagio psichico o sono senza fissa dimora. Negli ultimi dieci anni, negli istituti penitenziari nazionali si sono verificati almeno 583 suicidi, di persone di età compresa tra i 18 anni e gli 83 anni e quasi la metà era in attesa di una sentenza definitiva. E il report sottolinea che: «Troppo breve è stata in molti casi la permanenza all’interno del carcere, troppo frequenti sono anche i casi di persone che presto sarebbero uscite».

“Ogni suicidio in carcere ci deve interrogare intorno a quello che si poteva fare per evitarlo, ma quando diventano così tanti ci obbliga a considerarli come una spia di un sistema penitenziario che richiede profondi cambiamenti” ha dichiarato il presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella. “Ma poichè si tratta di detenuti cala un silenzio colpevole. Un segnale di speranza è necessario, in prossimità della fine dell’anno; dunque chiediamo che la questione carceraria sia affrontata in Parlamento al fine di umanizzare e modernizzare le condizioni di detenzione. È una necessità che riguarda anche lo staff degli istituti di pena”.