Il cardinale Ruini celebra 70 anni di sacerdozio e racconta le tentazioni affrontate, i rapporti con Prodi e Berlusconi.
Il cardinale Camillo Ruini, figura centrale della Chiesa cattolica italiana, festeggia 70 anni di sacerdozio e, in un’intervista al Corriere della Sera, si apre su temi personali e profondi, anche un retroscena su Berlusconi. Tra questi, le tentazioni incontrate lungo il suo cammino di fede.
Le tentazioni di Ruini: il rapporto con la fede
“Ho avuto molte tentazioni contro la fede; ma ho sempre resistito. Il dubbio e le tentazioni sono due cose molto diverse. Il dubbio sospende l’assenso. La tentazione è una spinta a non credere, cui si può rispondere no, io credo, e mi impegno con la mia testa a superare questa tentazione”.
Ruini sottolinea come la conoscenza e lo studio abbiano alimentato tali momenti di difficoltà: “Le tentazioni sono venute in particolare dalla lettura dei libri. Dai miei studi. Quanto più uno conosce la teologia, tanto più sa anche quante sono le difficoltà. Ma ora da anziano le tentazioni non ci sono quasi più”.
Oltre alla sfera spirituale, Ruini ha affrontato anche temi personali, come le relazioni umane: “Non sono mai stato propriamente innamorato. Ma di sicuro sono stato molto attratto da alcune mie amiche. Con l’aiuto di Dio però non ho mai ceduto a questa attrazione”.
La politica, Prodi e Berlusconi
Oltre agli aspetti personali e spirituali, Ruini ha toccato il tema dei suoi rapporti con la politica italiana, definendosi un conservatore. “Non sono mai stato un progressista. Semmai, se vogliamo usare queste categorie, un conservatore. Ero molto amico di Romano Prodi e ho celebrato il suo matrimonio. Nei nostri rapporti c’è stato un equivoco, almeno da parte mia, ritenevo che lui la pensasse come me. A ogni modo per Prodi provo amicizia e stima, che so ricambiate”.
Particolarmente interessante è il ricordo di Silvio Berlusconi, con cui Ruini collaborò negli anni: “Ho appoggiato Berlusconi nel senso che non l’ho demonizzato. E ho cercato di collaborare con lui per il bene del Paese. Nella sostanza, terrei anche adesso questa linea”.
Il cardinale ha aggiunto: “Quando Berlusconi divenne primo ministro, venne da me, a chiedermi cosa poteva fare per la Chiesa. Ero in imbarazzo. Era il primo a farlo, nessun democristiano era mai venuto. Non mi aspettavo un approccio del genere”.
Infine, sul tema della fede dell’ex presidente del Consiglio: “Se Berlusconi credeva in Dio? Avendoci parlato credo che sì, fosse credente. Di sicuro aveva avuto una formazione cattolica, ad Arcore aveva una cappella dove faceva dire messa”.