L’attore Carlo Verdone si scaglia contro il “politicamente corretto” e si schiera sul caso Tony Effe: ecco cosa ha detto.
Carlo Verdone, uno dei volti più amati del cinema italiano, ha espresso senza mezzi termini la sua insofferenza verso il politicamente corretto. In un’intervista rilasciata a La Verità, l’attore e regista è intervenuto sul caso Tony Effe: “Non ho seguito tutte le polemiche però sì, l’avrei fatto cantare“.
Carlo Verdone contro il “politicamente corretto” e il caso Tony Effe
Parlando della crescente attenzione verso il politicamente corretto, come riportato da Il Tempo, Carlo Verdone ha dichiarato: “Su alcune cose si può capire, ma è sbagliato non contestualizzare le situazioni“.
Con il suo stile ironico, ha citato alcuni esempi eclatanti: “Via col vento dovrebbe essere bruciato perché la mami è nera? Suvvia. Il Sorpasso è maschilista, ma è un capolavoro“.
Ma il problema non si ferma qui: “Con i criteri di oggi, quanti film di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi o Vittorio Gassman dovrebbero andare al rogo? E i miei? In Acqua e sapone vado a letto con una ragazzina che non ha ancora 18 anni, ma è una fiaba. Sette otto miei film dovrebbero essere eliminati“.
Sul caso Tony Effe ha affermato: “Sanremo? Vasco Rossi quando ci andò la prima volta aveva scritto Portatemi Dio, una canzone che diceva ‘Metteteci Dio sul banco degli imputati’. Poi si è rivelato una persona generosa…“.
L’attore attribuisce questa tendenza a una moda diffusa nei “soliti salotti intellettuali“, lontani dai problemi del popolo: “Il popolo non si pone questi problemi“.
Le tradizioni e la Roma di oggi
Un altro tema toccato da Carlo Verdone riguarda il presepe e il rispetto delle tradizioni: “Non capisco molto questi problemi. Se andassi in un Paese islamico non contesterei le loro tradizioni“. Per lui, questa attenzione sproporzionata è il frutto di una “ipocrisia intellettuale” che non trova riscontro tra la gente comune.
Infine, l’attore ha riservato una critica affettuosa ma pungente alla sua città, Roma. Parlando del prossimo Giubileo, ha sottolineato come la città è “ridotta a un posto di aperitivi, ristoranti giapponesi, thailandesi, vinerie. Un’immensa Capri. Dalla città degli imperatori e dei grandi monumenti siamo passati alla città culinaria“.