Caro energia: Murano spegne i forni delle vetrerie

Caro energia: Murano spegne i forni delle vetrerie

La città del vetro è costretta a spegnere i forni a causa del costo dell’energia.

Molte aziende stanno facendo i conti con la chiusura forzata a causa del caro bollette di gas e luce. Tra queste anche le vetrerie di Murano. Qui si consuma circa 170mila metri cubi di gas al mese e circa un milione l’anno. Per questo elevato consumo alcune vetrerie stanno pensano di chiudere i forni che una volta accesi hanno bisogno di arrivare a temperatura per cui si impiega circa due settimane. Lo spiega al Sole24ore Cristiano Ferro, titolare di Effetre, unico produttore di semilavorati in vetro nell’isola.

Con questi prezzi è diventato impossibile. Ferro ricorda che a luglio hanno pagato 298mila euro per le forniture energetiche. La soluzione a volte è quella di restare fermi. Nonostante i contributi del governo come lo stanziamento da parte del ministero dello Sviluppo economico di cinque milioni per il vetro artistico di Murano sotto forma di contributi a fondo perduto destinati a ridurre i costi delle bollette di gas e dell’energia elettrica per il 2022. Ma i soldi tardano ad arrivare.

Venezia

L’arte antica delle vetrerie di Murano rischia di scomparire

Nel frattempo i lavoro non manca ed è in una fase di rilancio dell’artigianato veneziano grazie alle iniziative “Venice Original”, un progetto di vetrina digitale. Qui ci sono le creazioni di oltre cento imprese del settore. Sono arrivati molti clienti sul sito e-commerce per gli artigiani veneziani ma i prodotti vanno imballati adeguatamente per spedirli e qui subentra anche il prezzo del cartone e delle scatole che è aumentato.

Questa è l’ennesima crisi che sta attraversando il vetro di Murano che sembra un settore destinato a scomparire che fa fatica a sopravvivere. «Queste sono le ultime emergenze, ma prima c’è stata la concorrenza sleale dell’Est, i falsi, e poi ancora le direttive europee contro emissioni e inquinamento che hanno imposto di rivedere tecniche produttive secolari. A mancare è però un progetto di sistema” spiega Michele Pettenò, Filctem Cgil Venezia.

«Abbiamo provato a organizzare corsi di formazione per disoccupati e persone in cassa integrazione, in modo da dare loro le competenze necessarie, ma la partecipazione è stata scarsa. Il lavoro in vetreria è pesante, pensiamo al calore delle fornaci, e la maggior parte dei dipendenti ormai non risiede nell’isola. Significa sobbarcarsi i viaggi in vaporetto, che con la nebbia ad esempio si ferma. Insomma, è un lavoro che di per sé richiede di essere pagato adeguatamente, sennò non ne vale la pena: per le aziende sono altre uscite, in un luogo dove ogni cosa costa di più».