La direttiva Ue sulle case green per la riqualificazione energetica degli edifici prevede una stima di migliaia di euro.
A causa dei requisiti energetici da raggiungere entro il 2030, secondo la nuova direttiva Ue, circa il 75% degli edifici italiani necessita una riqualificazione. Non è bastato, quindi, il superbonus, a portare a norma relativamente all’efficientamento energetico delle strutture nonostante l’ingente spesa sulle casse dello Stato. Il superbonus, infatti, ha assorbito una spesa di 68,7 miliardi di euro. Inoltre, ha portato l’incremento del prezzo dei materiali peggiorando il quadro economico.
Questi problemi potrebbero ampliarsi a dismisura qualora si dovesse applicare in toto la nuova direttiva dell’Ue sulle case green. Il motivo è che per arrivare almeno alla classe energetica E e poi D nel giro di tre anni, si dovrebbe intervenire sui due terzi degli edifici residenziali. Il superbonus ha finora riguardato circa il 5% del totale degli edifici unifamiliari e lo 0,8% dei plurifamiliari.
La direttiva Ue ha per questo motivo scaturito un ampio dibattito, e lo stallo di circa un anno. L’Italia, in particolare il partito della premier Fratelli d’Italia ha promesso opposizione. Sembra però abbastanza inapplicabile così com’è la direttiva ed è probabile vengano apportati correttivi. Il motivo sostanziale è che si parla di cifre altissime e la maggior parte saranno a carico dei cittadini proprietari delle abitazioni.
Quanto costerà ai proprietari italiani?
Alcune migliaia di euro per chi abita in un condominio si dovranno spendere mentre salgono le cifre per chi possiede case e ville singole. La riqualificazione prevede anche la sostituzione di infissi e caldaie. Secondo i calcoli fatti dall’Enea, in un condominio con una ventina di appartamenti, si potrà “saltare” di tre classi energetiche spendendo circa 30mila euro per singola abitazione riqualificandola del tutto ma il costo degli infissi, da soli, si attesterebbe intorno ai 10-15mila euro. Per non parlare del costo della coibentazione che comporta un 60% circa della spesa.
In Italia, inoltre, su 12,2 milioni di edifici residenziali, oltre 9 milioni risultano “particolarmente inquinanti” e “non sono in grado di garantire le performance energetiche indicate dalle nuove normative e soprattutto nei tempi brevi previsti” dalla proposta europea, stima l’Ance. Il 74% degli immobili nel nostro paese è stato realizzato prima della crisi del 1973 e dell’entrata in vigore della normativa sul risparmio energetico e della sicurezza sismica.