Caserta, niente acqua in carcere: la moglie del boss chiede scarcerazione
Vai al contenuto

Direttore: Alessandro Plateroti

Caserta, niente acqua in carcere: la moglie del boss chiede scarcerazione

Prigione

La moglie di un boss di Caserta ha chiesto la scarcerazione anticipata, lamentando l’assenza di acqua e le dimensioni ridotte delle celle.

A causa della siccità a cui stiamo assistendo in questo periodo, si stanno verificando razionamenti dell’acqua ed in alcune zone mancano le risorse. In questa situazione, Emilia Sibillo, la moglie del boss Giuseppe Buonerba, ha ottenuto uno sconto della sua pena. Attualmente si trova nel carcere di Caserta.

L’allaccio alla rete idrica

Emilia sta scontando dal 2015 una condanna a otto anni e sei mesi, in quanto accusata di associazione di tipo camorristico. Attualmente la donna si trova nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, situato a Caserta. All’interno del carcere mancherebbe l’allaccio alla rete idrica. Per questo motivo, l’acqua viene prelevata da due pozzi artesiani, per poi subire un processo di purificazione.

Bonus Natale 2024:
a chi spetta e cosa c'è da sapere

Prigione

A causa di questi disagi, la donna avrebbe richiesto la scarcerazione anticipata. Il giudice ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato della donna, Sergio Simpatico. L’avvocato ha dchiarato: “Finalmente anche in Italia si fanno valere i diritti umani per i detenuti. Finalmente in Italia si fanno valere i diritti umani anche per i detenuti. I trattamenti disumani e degradanti non sono ammessi per nessuno, soprattutto nelle democrazie occidentali. Con questa ordinanza – conclude – non possiamo sentirci più l’ultima ruota del carro”.

E continua sottolineando che la “grave mancanza di acqua potabile nell’Istituto di Santa Maria Capua Vetere, in una situazione di sovraffollamento, comporta un aumento esponenziale del trattamento inumano e degradante. Che diventa esagerato, con grave nocumento per la salute, minata dalla carenza di igiene senza acqua”.

In estrema sintesi, le motivazioni per cui la donna dovrebbe ottenere una riduzione della pena, vertono sui disagi prodotti dal sovraffollamento e a causa delle celle troppo piccole. L’avvocato ha anche ribadito il fatto che la detenuta ha usufruito di pochissime ore d’aria e che le celle erano di dimensioni veramente piccole. Nello specifico, meno di 3 metri quadrati pro capite. Per questo motivo, il giudice ha ridotto di 160 giorni la pena.

Riproduzione riservata © 2024 - NM

ultimo aggiornamento: 8 Luglio 2022 11:40

Sharm El Sheik, rientrano in Italia i genitori del piccolo deceduto

nl pixel